In una impaurita Parigi, sta andando in scena l'ennesimo summit sull'Ambiente. Definito Cop 21, vede il coinvolgimento di 195 Paesi dal 30 novembre all'11 dicembre. I buoni propositi sono sempre gli stessi, così come gli interessi particolari portati avanti da ogni Paese. Nessuno infatti vuole mollare di un centimetro la propria produzione industriale, alias, il proprio inquinamento annuo apportato al Pianeta.

Paesi emergenti -  anche se questa eccezione ormai non è più adatta - quali Cina, Brasile e India, rinfacciano ai Paesi storicamente industrializzati di aver inquinato la Terra fino all'altro ieri. Pertanto, ora che lo sviluppo industriale li vede pienamente protagonisti, non ci stanno a rinunciarvi.

Resta ancora molto da fare

Certo, novità interessanti e incoraggianti non mancano. Con uno sviluppo sempre più crescente di energie sostenibili e rinnovabili, anche nei Paesi che oggi inquinano di più. Tuttavia, c'è ancora molto da fare. Basti pensare che in Cina molte città sono state letteralmente ''chiuse per smog''.

O che in Brasile, lo scorso 5 novembre, si è consumato un disastro ambientale dalle proporzioni immani, causa la rottura di due dighe e l'espansione di fanghi contenenti materiali tossici. Tanti sono gli studi che continuano a lanciare allarmi. L'ultimo viene proprio da ricercatori italiani. Più precisamente del Laboratorio di Modellistica Climatica e Impatti dell'Enea. Avrebbero individuato ben 33 località che in futuro rischiano di rimanere sott'acqua. Vediamo quali sono.

Italia sempre più soggetta a eventi esterni

Secondo i ricercatori, l'Italia sarà investita da un duplice fenomeno, di natura opposta: la desertificazioni e le inondazioni. Quanto al secondo, sarebbero, come detto, trentatré le località maggiormente a rischio.

Tra esse: la laguna di Venezia, il delta del Po, il golfo di Cagliari e quello di Oristano, l'area circostante il Mar Piccolo di Taranto, la foce del Tevere, la Versilia, le saline di Trapani e la piana di Catania. Un altro studio, ad opera di due vulcanologi italiani e pubblicato su Nature, parlava anche di città come Ravenna, Pisa e Napoli. A spaventare sarebbero fenomeni esterni come le alluvioni nella stagione invernale e periodi prolungati di siccità, incendi, ondate di calore e scarsità di risorse idriche nei mesi estivi. Non ci sarebbero più dunque le mezze stagioni, ma solo estati torride e inverni rigidi, intervallati da momenti di alta piovosità. Siamo ancora in tempo per rimediare. Forse.