Un altro episodio che mette a nudo l'annoso problema della mancata tutela della privacy, su Facebook è riemerso in questi giorni, dopo quasi due anni.

Falso profilo con le foto dell'ex amante

I fatti, risalenti al 2014, raccontano di un falso profilo creato su Facebook da un uomo V.V., 48 anni, residente nella provincia di Napoli. L'uomo avrebbe caricato sul finto profilo le foto nude di una signora salentina, con la quale aveva intrattenuto, precedentemente, una relazione. Le foto sono riapparse dopo due anni sui social network e hanno scatenato la normale reazione da parte della donna.

La signora salentina, infatti, ha denunciato, tramite il suo legale, l'avv. Sparascio, anche il fondatore di Facebook, Mark Zuckerberg, per non aver controllato la reale identità del falso profilo.

Nel 2014, la donna aveva, già, presentato un esposto in Procura contro l'ex amante, chiedendo, espressamente che, il processo in sede penale, si tenesse nel Salento. Il giudice, invece, ha ritenuto che la sede del processo, per competenza, è Torre Annunziata, in quanto le immagini, origini del reato denunciato, sono state postate su facebook, dalla residenza dell'uomo. A questo punto, la signora ha sporto denuncia sia all'ex amante che a Mark Zuckerberg, quest'ultimo, secondo la signora, reo della pubblicazione delle sue foto hard.

L'Avv. Sparascio, ha depositato un'integrazione di querela, dove fra l'altro rileva, da parte di Facebook 'condotte omissive, non individuando un metodo che consenta di identificare con certezza le persone che aprono dei profili e la corrispondenza tra il profilo e il nome'.

Serve un controllo più efficace sulle identità

Questo caso, l'ennesimo, getta una nuova ombra sul libero utilizzo del popolare social network.

La matrice è sempre la stessa e cioè l'irrisolta questione della tutela della privacy. Forse, sarebbe utile uno stop all'uso indiscriminato del social network, con un sistema che controlli in modo più efficiente le identità degli utenti che utilizzano il software in modo da accertare, nei casi più evidenti, le responsabilità dell'utente, vero o falso che sia.

SIcuramente, Zuckerberg se la caverà a buon mercato, ma è evidente che l'ennesimo incidente apre l'ennesimo dibattito che, speriamo, possa approdare, in sede legislativa, ad una più corretta gestione del potente mezzo.