Durante uno studio condotto nel 2013 dall’Istituto di Ricerca sulle acque del Cnr è emerso che la dispersione di sostanze perfluoroalchiliche (Pfas) sia nelle acque sotterranee che superficiali possono contaminarle e, di conseguenza, interessare anche la catena alimentare. Lo studio è stato condotto nel comune di Trissino dove opera un’azienda, la Miteni, uno stabilimento chimico che, fino al 2011, ha prodotto Pfas a catena lunga, mentre oggi ne produce a catena corta. Nel 2013 è venuto fuori che, in un territorio vasto 150 Km quadrati, le acque superficiali e sotterranee sono state contaminate dai Pfas provocando un aumento di patologie ad esso legate.
Cosa sono gli Pfas?
Nell’estate del 2013, a seguito di uno studio sui potenziali inquinanti “emergenti” richiesta dal Ministero dell’Ambiente in alcune zone del Veneto, è stata segnalata la presenza in acque sotterranee, superficiali e potabili degli PFAS (sostanze perfluoro alchiliche utilizzate per impermeabilizzare tessuti e altri materiali), resistenti all’ambiente che persistono in modo significativo e hanno una grande capacità di diffusione nell’ambiente sia terrestre che idrico e negli organismi, incluso l’uomo.
Gli Pfas provocano patologie gravi
Questo ha determinato un grave aumento di malattie mortali tra il 1980 e il 2009. “Siamo andati, con l’unico strumento disponibile, uno studio retrospettivo di mortalità dal 1980 al 2009” dichiara a Report, Vincenzo Cordiano, presidente associazione medici per l’ambiente di Vicenza.
“In questo studio è stato rilevato un eccesso di mortalità per diabete, infarto del miocardio, malattie cerebrovascolari in entrambi i sessi. Inoltre, nelle donne, è stato rilevato un eccesso di mortalità, oltre che per queste malattie, anche per il cancro del rene e per Alzheimer”. A riguardo dei Pfas, lo scorso anno, è stata firmata da 208 scienziati la Dichiarazione di Madrid nel quale viene chiesto a stabilimenti industriali, governi e legislatori di non utilizzare né produrre più gli PFAS ma di trovare delle alternative sostenibili.
