Sono ormai mesi che si parla di lupi, nel bene e nel male. Peccato, che quando lo si fa senza conoscere a fondo di cosa si parla, si creano danni rilevanti a questo animale tanto controverso. Il lupo, scientificamente chiamato Canis lupus italicus, dopo anni di protezione e salvaguardia della specie si è finalmente ripopolato in quasi tutte le regioni d'Italia e, ultimamente, è stato avvistato persino nel Salento. Purtroppo, se da un lato questo è un dato positivo, dall'altro qualsiasi danno al bestiame d'allevamento, viene attribuito ad attacchi di branchi di lupi, anche se più frequentemente gli attacchi sono di cani randagi inselvatichiti.

E così, nella mente di alcuni soggetti, scatta il meccanismo efferato degli abbattimenti. In tutto questo scenario, ritroviamo per l'ennesima volta il lupo come la vittima sacrificale e l'uomo in veste di carnefice senza scrupoli. Certo, il lupo deve sopravvivere e, a volte, attacca anche animali al pascolo, ma il cibo primario di questo canide selvatico è altro, in particolare i cinghiali.

Una convivenza possibile

Però le soluzioni ci sono, e non sono di certo quelle dell'abbattimento. Infatti, parliamo di quella che viene definita da molti “difesa attiva”, ovvero quella data da cani da pastore, come ad esempio il maremmano-abruzzese, che con duemila anni di storia sanno come comportarsi naturalmente, mettendo in fuga qualsiasi malintenzionato, lupi compresi.

Al riguardo già Lucio Giunio Moderato Columella li citava nel suo trattato di agro-veterinaria in dodici volumi, il “De re rustica, come un valido mezzo di salvaguardia delle greggi dagli attacchi dei lupi. Ben lo sanno i pastori di varie regioni d'Italia che lasciano per mesi le pecore in montagna con la sola compagnia di questi fedeli guardiani muniti del vreccale, un collare con punte affilate per proteggere il cane da eventuali letali morsi sul collo da parte del lupo.

E se lo fanno, ci sarà un motivo e un risultato efficace. Dunque, altro che fucili e abbattimento selettivo, ma esclusivamente metodi antichi e per nulla cruenti. Come quello previsto dal progetto europeo Life WolfAlps che da anni ha intrapreso la direzione di un utilizzo dei cani da guardiania, per l'appunto i pastori maremmano-abruzzezi, permettendo una sana e rispettosa convivenza tra i lupi e gli allevatori.

In bocca al lupo!

Ricordiamoci, infine, che al detto comunemente utilizzato “In bocca al lupo!” di non rispondere “che crepi” con senso di disprezzo, ma “mi protegga”, in quanto ai tempi dell'antica Roma questo era il vero senso dell'augurio, che si ispirava ai due pargoli Romolo e Remo che furono tratti in salvo appunto dalla lupa che non avendo altro che la bocca con cui prenderli, lo fece con delicatezza nelle proprie fauci e li portò al sicuro nella sua tana. Quindi, un animale che deve ricevere rispetto e che non è così terribile come alcuni vogliono far credere. In fondo, come tutti, vuole vivere!