Sebbene il ragno venga considerato una creatura non molto simpatica da una buona fetta di popolazione, l'altra fetta fa il tifo per questi aracnidi che, si spera, in un futuro non molto lontano, possano aiutare concretamente a rivoluzionare il mondo dei tessuti, soppiantando definitivamente quelli sintetici oggigiorno conosciuti. Ciò può avvenire grazie alla loro miracolosa, quanto ancora misteriosa, invenzione: la seta. Questo materiale, infatti, è tra i più studiati a livello globale proprio per le sue incredibili capacità tecniche, e si pensa addirittura di poterne sfruttare le qualità in campo militare e medico.

La chimica alla base della seta

Chimicamente la seta è costituita da due sequenze proteiche che contengono, a loro volta, amminoacidi semplici, tra i quali sericina, glicina, glutamina e prolina. Questi, durante la fase di produzione, si alternano tra di loro per formare una catena. Diversamente dalle larve di lepidottero, il ragno produce la seta da tre o più appendici poste alla base dell'addome, che prendono il nome di "filiere". Ciascuna filiera è collegata internamente alle ghiandole della seta, che inizialmente appare come una sostanza liquida viscosa e di colore biancastro; con questa consistenza, il ragno può modificarla ed intrecciarla a proprio piacimento, ottenendo filamenti lunghi o corti a seconda delle esigenze e della specie.

Dopo la completa asciugatura della seta, il filo è pronto per essere utilizzato nei più svariati modi, ad esempio, l'utilizzo più comune è quello per la costruzione di ragnatele utili alla cattura di insetti, principale sostentamento dei ragni. La seta però non svolge solo la funzione di trappola mortale, ma può essere impiegata anche per la costruzione di ovisacchi, come avviene nel ragno violino che non produce vere e proprie ragnatele, essendo un cacciatore attivo.

Dall'università di Oxford un'importante ricerca

Un gruppo di giovani esperti dell'università di Oxford, in Inghilterra, è al lavoro per raggiungere uno dei più grandi traguardi mai raggiunti: creare in laboratorio la seta di ragno. L'impresa, però, è tutt'altro che facile, data la complessa natura molecolare della seta. Infatti, i macchinari adoperati dal team sono tra i più sofisticati e costosi in commercio, e per riuscire nell'impresa i laboratori ospitano un intensivo allevamento di ragni del genere Nephila, che in natura costruiscono le più resistenti ragnatele mai conosciute (l'etimologia del nome di questi ragni deriva dal greco e delinea appunto la loro innata capacità di tessere).

La seta prodotta in laboratorio potrà trovare impiego soprattutto in campo militare e medico, per la riparazione di cartilagini ed altri tessuti danneggiati. A differenza dei tessuti sintetici oggi utilizzati, inoltre, la seta di ragno avrà impatto ambientale zero, essendo composta principalmente da acqua ed altri elementi altamente biodegradabili, impiegando così minori risorse energetiche per la produzione.