Recentemente è stato ritrovato il cranio fossile di un antenato dei mammiferi mai scoperto prima d'ora, subito battezzato Cifelliodon. Vissuto nel Nord America all'incirca 130 milioni di anni fa, le sue dimensioni erano simili a quella di una lepre e pesava poco più di un chilo, rendendolo così uno dei più grandi antenati dei mammiferi del Cretaceo. La ricostruzione in 3D del suo aspetto, svolta dall'Università della California del Sud, ha fatto emergere dei denti affilati e delle orecchie piccole e arrotondate. Questo ritrovamento ha permesso di ridefinire i tempi di rottura della Pangea, il supercontinente composto da tutte le terre emerse presenti sul pianeta Terra: poiché Cifelliodon è stato rinvenuto nello Utah, è stata dimostrata una migrazione avvenuta dall'Asia all'Europa e quindi all'America del Nord, passando in seguito ai continenti meridionali.

Ciò indica che i corridoi migratori sono esistiti fino al Cretaceo inferiore (145-100 milioni di anni fa), quindi la Pangea avrebbe impiegato 15 milioni di anni in più di quelli stimati fino ad oggi per frammentarsi.

Una crosta discontinua e dinamica

La frammentazione della Pangea nei continenti attuali è spiegata dalla teoria della deriva dei continenti, ideata da Alfred Wegener nel 1912. Egli infatti fu il primo ad ipotizzare l'esistenza di un supercontinente nel Paleozoico e nel Triassico, portando a sostegno della sua tesi delle prove indirette, non riuscendo però a spiegare la dinamica della rottura della Pangea. A tale scopo venne ideata la teoria della tettonica delle placche, con la quale è possibile inquadrare i fenomeni che coinvolgono la crosta terrestre come i terremoti, l'attività vulcanica e l'orogenesi, nonché la distribuzione di specie fossili.

Secondo tale teoria, la Terra è suddivisa in placche situate al di sopra dell'astenosfera, ossia la parte più superficiale del mantello del pianeta. Il movimento delle placche può quindi avere diverse conseguenze: o di allontanamento, o di collisione oppure ancora scorrimento. Questo spiega il motivo per cui i continenti, nell'arco di milioni di anni, si sono separati e distinti tra loro.

Le prove dell'esistenza della Pangea

Le prove della passata esistenza di un supercontinente, fornite da Wegener, sono molte. La più evidente è data dai margini dei continenti, poiché molti di essi combaciano: un esempio è dato dall'Africa e dall'America del Sud, le cui coste affacciate sull'Oceano Atlantico hanno una forma molto simile.

Le analogie si riscontrano anche dal punto di vista geologico (ad esempio le successioni stratigrafiche di Argentina, Antartide e Sudafrica) e paleontologico, dato che alcune specie fossili sono state rinvenute tanto in Africa quanto in India e in Madagascar, testimoniando che una volta tali zone erano unite. Un'altra prova è fornita dallo studio dei paleoclimi: poiché vennero rinvenuti dei resti di origine glaciale in zone poste a 30° dall'Equatore che presentano un clima semitropicale, si è ipotizzato che queste aree fossero una volta unite vicino al Polo Sud.