Arpioni e granate esplosive: in pochi istanti l'oceano antartico si è tinto di rosso. Il rosso del sangue di animali innocenti cacciati dai giapponesi. La scusa addotta fa rabbrividire quanto e più dell'accaduto, una mattanza senza senso per il Wwf: sono state sacrificate alla ragione scientifica, anzi alla ricerca, 333 balene. I dati dell'ultima battuta di caccia ai cetacei che si è svolta nella regione antartica sono impressionanti. Di queste 333 vittime, 122 erano balenottere incinte e 114 cuccioli. Mobilitate le associazioni ambientaliste a cominciare dal Wwf, chiedono agli organismi internazionali di intervenire e attivare politiche per proteggere la popolazione di cetacei nel mondo, e sanzionare i paesi che ancora violano divieti internazionali.

Caccia grossa per 'ricerche scientifiche'

Il report dell'International Whaling Commission, il comitato scientifico della Commissione baleniera internazionale, organismo sovranazionale che regola la caccia ai cetacei, ha diffuso i dati sconcertanti e inequivocabili sull'ultima stagione di caccia alle balene nella stagione antartica che si era aperta l'8 dicembre dello scorso anno per chiudersi il 28 febbraio: 333 gli esemplari sterminati dalle baleniere nipponiche, 122 dei quali erano femmine gravide e 114 ancora cuccioli di balenottere. Una strage in nome della "ricerca scientifica" a cui si è appellato il Giappone costretto a dare una motivazione ufficiale. Mattanza classificata come 'campionamento biologico', sistema per studiare e catalogare età, dimensioni, caratteristiche comportamentali, abitudini alimentari dei mammiferi marini che nuotano tra l'Australia e l'Antartide.

Ma chi può mai credere che ci sia davvero bisogno di compiere una strage per studiarli? I metodi di campionamento letali, secondo il paese nipponico sarebbero indispensabili per conoscere l'ecosistema marino antartico. E con queste motivazioni, nelle acque del polo Sud ogni anno si scatena una caccia cruenta con arpioni e ordigni esplosivi che tinge l'oceano di rosso e destina gli animali a una fine atroce.

Si calcola che solo la metà muoia sul colpo, mentre l'altra dopo una crudele agonia. All'interno delle baleniere, ai cetacei viene aperto lo stomaco e vengono prelevati gli organi con il motivo di dover studiare le condizioni nutrizionali dell’animale. Continuando a rivendicare il diritto di cacciare in mare aperto, il Giappone consente la vendita di carne di balena in mercati e ristoranti.

La caccia alle balene è illegale

Ricerche non letali si sono rivelate efficaci ai fini scientifici senza bisogno di sacrificare animali: lo dicono associazioni animaliste a cominciare dal Wwf che chiede la mobilitazione della comunità internazionale. La caccia alle balene è proibita ed è illegale dal 1986. Ciononostante, ignorando una moratoria internazionale e la decisione della Corte Internazionale di Giustizia, il Giappone come le Isole Faroe, arcipelago che fa parte della Danimarca, la Norvegia e l'Islanda ignorano la normativa e proseguono più o meno indisturbati. Per il Wwf, non è giustificabile che ancora nel 2018 i giapponesi si arroghino il diritto di praticare la caccia alla balena, e una vera ricerca scientifica deve concentrarsi a trovare soluzioni per salvare i cetacei dalla minaccia umana anziché portare a terra i loro cadaveri dopo atroci sofferenze.

Gli oceani sono diventati luoghi pericolosissimi per i mammiferi marini, ricorda il Wwf: bersaglio di caccia a 'scopi scientifici', ma anche del bycatch, la cattura accidentale che uccide trecentomila tra balene e delfini ogni anno. Ma i mammiferi rischiano la morte anche per effetto della collisione con le navi, o a causa dell'inquinamento ingerendo plastica.