Non è una questione che riguarda solo i meteorologi: le conseguenze del cambiamento climatico rischiano di stravolgere il tradizionale concetto di "stagione", con ripercussioni rilevanti sull'intero pianeta Terra. Il fenomeno, ormai in atto da diversi anni, sta mostrando effetti sempre più tangibili: il 2018 è stato un anno caldissimo ovunque; in Italia il più torrido degli ultimi due secoli. Cosa accadrà se non si troverà un rimedio al global warming? Che estate avremo nel nostro Paese?
Ad intervenire su questi e altri argomenti è stato Paolo Corazzon, meteorologo di 3BMeteo, personaggio televisivo e ospite fisso in varie radio del circuito italiano, il quale ha rilasciato un'intervista esclusiva a Blasting News.
La prossima estate potrebbe essere fin troppo calda
Ci avviciniamo lentamente alla fine dell'inverno: c'è voglia di caldo e sole, e molti italiani si stanno chiedendo come sarà la prossima estate. È già possibile fare una previsione?
A distanza di mesi, in realtà, non è possibile fare previsioni affidabili. Si possono però fare alcune considerazioni in base alla tendenza riscontrata negli ultimi anni. Quella del 2018 è stata un'estate piuttosto piovosa, specialmente nel mese di agosto per le regioni meridionali. Mi sento di dire che in Italia potremo avere un'estate particolarmente calda e bella; statisticamente parlando, fin troppo calda.
Ma è bene sottolineare un aspetto: ci sono previsioni a lungo termine che non possono essere fatte per una questione di credibilità e serietà.
Chi diffonde certe notizie in internet lo fa solo per attirare "clic". Per esempio, affermare ora che una tale stagione andrà in un certo modo non è un fatto attendibile".
Gli effetti del riscaldamento globale
In tutto il mondo, il 2018 è stato uno degli anni più caldi degli ultimi tempi. Il riscaldamento globale sta avendo conseguenze sempre più concrete e dannose: se non si interviene concretamente, quali rischi ci saranno a livello mondiale?
In generale, il 2018 è stato l'anno più caldo degli ultimi 50 anni e non solo. In tutto il mondo, dal 2000 in avanti si è innescato un trend di anni sempre più caldi, quindi non c'è da meravigliarsi. Da tempo la comunità scientifica ha lanciato l'allarme circa l'elevato aumento di anidride carbonica nell'atmosfera, è un processo confermato da riscontri reali: alcuni mesi fa, una stazione di rilevamento situata alle Hawaii - in una posizione strategica per questo genere di studi - ha registrato la più alta concentrazione di anidride carbonica mai rilevata.
In prospettiva, non è quindi da escludere che il 2019 possa essere ancora più caldo dello scorso anno: la concentrazione degli inquinanti - legata alla crescita di consumo degli idrocarburi - è sempre più elevata. Gli effetti negativi del riscaldamento globale sono pienamente in atto e sono molteplici: in primo luogo, lo scioglimento dei ghiacciai e l'annesso innalzamento dei mari. Tenuto conto che la maggior parte della popolazione vive in zone costiere, fra 30 anni ci potrebbero essere problemi molto seri e gravi.
Assistiamo al verificarsi di eventi atmosferici sempre più violenti da seguire e gestire. Basti pensare che nel Mediterraneo, nell'ottobre 2018, ci sono stati due uragani: una cosa mai avvenuta.
Il pianeta fa fatica a raggiungere nuovi equilibri; le conseguenze devono far riflettere e soprattutto agire.
L'attendibilità delle previsioni meteo
A proposito delle conseguenze: inondazioni improvvise, temperature "pazze", stravolgimento delle stagioni, bombe d'acqua, nevicate inconsuete in zone che di solito hanno una temperatura mite, stanno destabilizzando il concetto stesso di Previsioni meteo. Quanto è "a rischio" oggi il suo lavoro in termini di attendibilità, come del resto quello di tanti suoi colleghi in tutto il mondo?
Come dicevo, in tutto il mondo si moltiplicano gli eventi atmosferici "violenti", difficili da seguire e soprattutto da prevedere. Da una parte, il fatto che le previsioni del tempo facciano affidamento a metodi tecnologici sempre più sofisticati e potenti rappresenta un aspetto sicuramente positivo: la meteorologia è perciò destinata ad essere ancora più precisa e accurata.
D'altro canto, diventa sempre più imprevedibile ciò che accade nell'atmosfera. Questo, in termini pratici, significa che a breve (cioè entro pochi giorni) le previsioni meteo saranno sempre più affidabili, cosa che invece non potrebbe accadere nel caso di valutazioni a medio/lungo periodo (cioè settimane e mesi) a causa dell'eccessiva instabilità di variabili legate ai cambiamenti improvvisi. Più che l'inflazionato detto "non ci sono più le mezze stagioni", a causa di tutte queste anomalie si fa sempre più strada una più verosimile "non c'è più una stagione a tutti gli effetti!".
L'inverno che volge al termine
Come è stato l'inverno 2018/2019 in Italia rispetto al passato? Ha avuto un andamento uniforme in tutto il Paese?
Diciamo che in alcune zone d'Italia l'inverno ha fatto il suo "dovere": nella zona adriatica e al Sud ci sono stati episodi nevosi rilevanti. Si è sentito eccome, ma senza eccessi: è stata una stagione invernale "giusta".
Per quanto riguarda, invece, il Nord Italia e il medio-alto Tirreno, le precipitazioni nevose sono state più scarse del solito; cosa che conferma la tendenza degli ultimi anni, cioè inverni poco decisi nel Nord Italia, poco piovosi e più secchi rispetto al passato. Insomma, non c'è paragone con l'inverno rigido del 1985. Anche questo si inquadra in un cambiamento generale in atto".