L'Artico sta vivendo la sua peggiore stagione di sempre, con enormi casi di incendi in Groenlandia, Siberia ed Alaska, che producono pennacchi di fumo che possono essere visti addirittura dallo spazio. La regione artica, come in altre parti del mondo (specialmente in Europa) ha registrato le temperature più alte in assoluto nel mese di giugno 2019. Dall'inizio di quel mese, nel circolo polare artico sono divampati oltre 100 incendi, un qualcosa di assurdo, antitetico. Anche in Russia si stanno verificando sempre più incendi: ben 11 delle 49 regioni del territorio ne sono state colpite.

I danni subiti in Groenlandia, Siberia ed Alaska

L'Organizzazione meteorologica mondiale (OMM), il servizio di monitoraggio meteorologico e climatico delle Nazioni Unite, ha definito questi gravi incendi artici "senza precedenti". I più grandi di questi incendi, che si ritiene siano stati causati da fulmini, si sono verificati a Irkutsk, Krasnoyarsk e in Buriazia e i venti che trasportano fumo hanno fatto anche precipitare la qualità dell'aria a Novosibirsk, la più grande città della Siberia. La fiammata di Sisimiut in Groenlandia, durata più giorni, rilevata per la prima volta il 10 luglio, è avvenuta in un tratto insolitamente caldo e secco in cui la fusione della vasta calotta glaciale della Groenlandia è iniziata un mese prima del solito.

In Alaska, invece, sono stati segnalati fino a 400 incendi.

Il climatologo Rick Thomas ha stimato la superficie totale bruciata dell'Alaska a 2,06 milioni di acri e Mark Parrington, scienziato senior del Climate Change Service e Atmosphere Monitoring Service per il programma europeo di osservazione della Terra Copernicus, ha descritto l'estensione del fumo generato da questi incendi artici come "impressionante" e ha pubblicato un'immagine di un anello di fuoco e fumo in gran parte della regione.

Thomas Smith, un geografo ambientale della London School of Economics, ha detto alla testata 'USA Today' che fuochi di tale portata non si sono mai visti.

Come si sviluppano gli incendi artici

Gli incendi in Groenlandia, Siberia ed Alaska non sono semplicemente il risultato del surriscaldamento della vegetazione secca sulla superficie ma, in alcuni casi, è proprio la torba sottostante (deposito composto da resti vegetali impregnati d'acqua che, a causa dell'acidità dell'Ambiente, non si decompongono pienamente) ad aver preso fuoco.

Tali incendi possono durare per giorni o mesi e produrre quantità significative di gas serra (gas presenti in atmosfera che riescono a trattenere la radiazione infrarossa emessa dalla superficie terrestre, dall'atmosfera e dalle nuvole).

"Questi sono alcuni dei più grandi incendi del nostro pianeta, alcuni sembrano essere più grandi di 100.000 ettari!", ha detto Smith e ha continuato asserendo che: "La quantità di anidride carbonica emessa dagli incendi del circolo polare artico nel giugno 2019 è maggiore di tutta la CO2 rilasciata dagli incendi del circolo polare artico nello stesso mese dal 2010 al 2018 messi insieme." Solo a giugno, l'OMM ha affermato che gli incendi artici hanno emesso 50 megatonnellate di CO2, pari alle emissioni annuali totali della Svezia.