«Le mie merci non son tutte stivate nel ventre d’un solo vascello, né tutte destinate ad un sol luogo, né dipende l’intera mia sostanza dalla buona fortuna di quest’anno»

Così parlava Antonio nel Mercante di Venezia di Shakespeare. L’idea quindi non è certo nuova e, se la scriveva il Bardo, non è nemmeno noiosamente confinata nei sacri testi di finanza. L’elevata incertezza dei mercati nell’ultimo quinquennio si è lasciata dietro di sé una lunga scia di dolorose perdite. Si è salvato, magari per un soffio, chi aveva portafogli ben ripartiti tra i vari fattori di rischio del momento. La paura è più contagiosa dell’ottimismo e quindi il potere della diversificazione quando le cose precipitano viene messo a dura prova dalla tendenza degli asset ad andare tutti nella stessa direzione.

Tuttavia resta possibile individuare asset class, temi o stili d’investimento in grado di comportarsi in modo diverso dal resto del portafoglio che, in varia misura, soffre.

I portafogli Anticrisi costruiti da Advise Only a fine novembre 2011, nei giorni più neri della crisi finanziaria, prima della manovra del governo Monti appena insediato, offrono una dimostrazione pratica che la teoria a volte funziona, basta applicarla con buon senso. Si tratta di tre portafogli concepiti con una logica total return (cioè non inseguono questo o quell’indice, ma cercano di produrre una performance decente tenendo a bada il rischio) per durare un paio d’anni.

Sono tre ricette diverse, ispirate a differenti visioni della crisi dell’euro, ma che hanno in comune l’idea di diversificare accuratamente il rischio, utilizzando titoli di Stato ed ETF, cioè fondi quotati che replicano indici di mercato azionari ed obbligazionari.

Diamo un’occhiata all’andamento dei tre portafogli. Il peggior risultato, pari a un non disprezzabile 4,45% in circa dieci mesi (parliamo sempre di performance lorde di fiscalità e costi di negoziazione), con un indice di rischio Advise Only pari a 18,92 (per dare un’idea, l’indice delle azioni italiane FTSE MIB ha rischio 75), appartiene alla ricetta EuroTsunami, adatta a chi, non fidandosi per nulla dei leader europei, come unica luce in fondo al tunnel vede quella del treno in arrivo che sta per travolgerci.

Per chi ritiene possibile la rottura dell’euro, la ripartizione degli investimenti avviene, eccezion fatta per un po’ d’oro, tra titoli di Stato con al massimo un paio di anni di vita residua e tutti extra-euro, senza trascurare i mercati emergenti.

La performance migliore, 16,51% (sempre da avvio ad oggi), ottenuta con un indice di rischio Advise Only pari a 19,19, è invece del portafoglio più ottimista: EuroOK.

Si tratta del portafoglio che si addice a chi non cessa di credere che tutto si risolverà per il meglio in tempi non-biblici. In questo paniere c’è una notevole porzione di titoli di Stato italiani, un po’ di Borsa europea, un titolo di Stato belga e persino un pizzico di azioni bancarie.

Nel mezzo, con una performance del 10,24% e un indice di rischio Advise Only pari ad appena 13,61, si piazza il mix preferito da quelli che non si sbilanciano nel valutare gli eventi e si iscrivono quindi al partito del portafoglio Intermedio (al quale, per inciso, sono iscritto anche io). In questo caso la diversificazione è estrema perché non c’è netta scelta di campo: le obbligazioni governative sono sia di Paesi periferici, che dei Paesi euro “Core”, ma ci sono anche i titoli di Stato non euro, le Borse mondiali e un paniere di multinazionali europee del business alimentare, che noi consideriamo un ottimo tema d’investimento.

È possibile approfondire l’argomento? Certo, i portafogli Anticrisi sono sempre a disposizione di tutti, aggiornati quotidianamente per performance, rischio e liquidità (in modo gratuito, ovviamente). Per analizzarli, studiare la composizione o farli vostri “clonandoli”, basta accedere al sito www.adviseonly.com e cliccare Analisi Mercati / Idee di investimento, oppure, accedendo alla Community di Advise Only.