Il famoso caso Scazzi sembra non uscire mai dall'interesse dell'onda mediatica, presentando sempre nuove  volte alla vicenda familiare più seguita di Italia. Dopo la sentenza definitiva della Procura di Taranto, che condanna all'ergastolo Cosima e Sabrina Misseri, e a otto anni di reclusione Michele Misseri, lo zio più famoso del Paese, per la prima volta fa sentire la sua voce Valentina Misseri, l'unica non sospettata della famiglia.

Ai microfoni di Mattino 5, Valentina esordisce dichiarando seccamente di vergognarsi del suo cognome, poiché suo padre si è macchiato del delitto di una ragazzina, ma assolutamente non di essere figlia di Cosima e sorella di Sabrina, che ritiene in tutto e per tutto innocenti. Valentina sostiene di non avere ragioni per sostenere il contrario, crede alla versione del padre e pensa che in realtà ancora prima della confessione paterna l'opinione pubblica ce l'avesse con sua sorella.

Celando il proprio volto alle telecamere, per far sì che la gente "cattiva" si dimentichi del suo volto, Valentina prosegue l'intervista screditando i moventi che avrebbero spinto la Corte a giudicare colpevoli Cosima e Sabrina: l'accusa di omicidio per gelosia a lei pare una semplice "filastrocca per bambini". Non avrebbe senso, infatti, secondo Valentina, che Sabrina abbia ucciso per gelosia la sua cuginetta di 15 anni; infatti, le altre corteggiatrici del conteso Ivano sono ancora tutte vive, queste le argomentazioni della sorella Misseri. Inoltre, anche la definizione "omicidio di impeto" non va particolarmente a genio alla giovane Valentina: "Una impazzisce e l'altra pure?", così si interroga la ragazza ad alta voce. Poi si rivolge a zia Concetta, la madre della vittima Sarah Scazzi, che ha precedentemente dichiaro che forse la piccola aveva visto qualcosa di losco che i Misseri volevano nascondere: "Chiedo a lei: che cosa? Ci hai lasciato tua figlia, che cosa ci può essere di mai di losco in una famiglia normalissima? Che cosa?", in questo modo interviene Valentina.

Valentina Misseri, che sostiene di dover essere apprezzata quanto meno per aver evitato di influenzare l'opinione pubblica rilasciando dichiarazioni solo dopo la sentenza definitiva, non vuole proprio cedere all'idea di una madre ed una sorella colpevoli, riversando solo su papà Michele tutta la responsabilità, come l'intera famiglia aveva cercato di fare fin dagli inizi delle indagini.