Sul campo, è finita 3 a 2 per il Carpi. Sugli spalti, però, è stata una sconfitta per tutti. Il derby emiliano Modena-Carpi consegna al calcio italiano la fotografia esatta di un movimento nel "pallone", sulla cui scena spadroneggiano da una parte l'inciviltà e la mancanza di una cultura da stadio dei soliti noti e facinorosi "ultras" di professione, dall'altra l'inspiegabile nucleo di norme di ordine pubblico che sottostanno ai voleri dei primi e ordiscono il sistema come perennemente emergenziale senza che, per una buona volta, si punti il dito contro i veri responsabili e si agisca di conseguenza con un piano legislativo ben strutturato. 

L'accredito dei biglietti è un rebus.

Per assistere al match in programma domenica 17 novembre c'erano ben 6 diverse modalità di accredito biglietti: per i tifosi del Modena residenti a Modena, per i tifosi del Carpi residenti a Carpi, per i tifosi del Modena residenti a Carpi, e per quelli del Carpi residenti a Modena. Come se non bastasse questo rompicapo incrociato a risolvere l'enigma biglietti, per i tifosi delle due squadre non residenti nei due comuni della provincia modenese era predisposta un'altro sportello apposito di accredito. A complicare ulteriormente la salsa il deterrente "con tessera del tifoso" contro "senza tessera del tifoso", due categorie a cui, nel corso della giornata, è stato riservato un trattamento diverso.

Ai primi è stato disposto lo spostamento e il raggiungimento dello stadio con mezzi propri, mentre ai meno fortunati secondi è stato imposto di muoversi soltanto attraverso pullman organizzati e scortati dalle forze dell'ordine.

Un dispiegarsi di provvedimenti mai visti prima per una partita di una categoria inferiore, eppure un elemento lascia perplessi.

Dalle disposizioni giunte dalla Questura alle società si rendeva chiara l'obbligatorietà per i senza tessera del tifoso di accreditarsi nel settore ospiti, ma non in quello della curva modenese, con la possibilità quindi di scontri facciali, che fortunatamente però non sono avvenuti. Il risultato è stato che un derby che mancava da 16 anni ha portato allo stadio poco più di 6000 spettatori sul totale di oltre 21000 che può contenere lo stadio Braglia di Modena, superando di pochissimo la media spettatori che abitualmente assistono alle partite casalinghe della squadra giallo canarina.

Non si è fatta attendere la rivolta su internet dei fedelissimi delle due compagini. Proprio sulla rete è presente il comunicato della tifoseria del Carpi "I Guidati dal Lambrusco", che hanno espresso stupore per le norme stringenti adottate per fronteggiare un derby di provincia, e che a loro avviso sarebbero state legittimate se la partita in questione fosse stata il ben più temibile superclasico "River Plate-Boca Juniors". Dello stesso avviso i rivali modenesi.

L'esempio della partita disputata ieri non rappresenta però un caso isolato nel panorama delle disposizioni di ordine pubblico per le manifestazioni sportive. Nei periodi di violenza e di discriminazione territoriale negli stadi la risposta dello Stato è stata quella del proibizionismo indistinto, che ha finito col danneggiare la fetta più sana del tifo e ha perfezionato l'abbandono degli stadi da parte delle famiglie, favorendone l'adesione a network televisivi come da nessuna altra parte in Europa.

Quale che sia il prossimo piano per la rivalutazione del ruolo dello spettatore, bisognerà superare le modalità di accredito che si basano sull'appartenenza territoriale se non si vuole scadere nel circolo vizioso della discriminazione. Intanto il Carpi vince, ma sugli spalti sono sempre in meno a festeggiare.