"Vergogna, assassini. Buffoni. Basta Parole, ora vogliamo i fatti. Dovete andare al centro, dovete andare a vedere il lager dove vivono gli immigrati". Si apre burrascosa la sfilata di politici a Lampedusa. Gli strascichi e le immagini del naufragio che giovedì scorso ha scosso il continente sono ancora troppo forti nella mente e nei cuori straziati degli abitanti Lampedusani perché l'arrivo del Presidente della Commissione Europea Josè Manuel Barroso, del premier Enrico Letta, e del suo vice Angelino Alfano possa passare inosservato.

Il confronto con i politici è proprio quello di cui hanno bisogno gli abitanti di queste terre, cerniera di raccordo tra l'Africa e il concetto di Unione Europea.

Già, proprio quell'Europa che, ai loro occhi, ha scelto di abbandonarli al loro destino, a fronteggiare da soli un'emergenza con le poche risorse di un'isola dimenticata da tutti, meno che dal Papa.

"Vengono qui a fare passerelle soltanto adesso, questi problemi ce li abbiamo da vent'anni" dicono gli abitanti. E' il concetto che cercano di ripetere da giorni, che cercano di portare alla luce quella che per loro vale una verità assoluta: le luci dei riflettori da parte della classe politica si accendono soltanto in casi estremi. Si parla di Lampedusa soltanto quando è teatro di morte su scala più grande. Lo dicono stringendo tra le mani alcuni cartelloni raffiguranti le immagini dei volti vuoti di speranza di chi sbarca sull'isola."Le visite della Boldrini, della Kyenge, le loro parole di conforto, nessuno si è mosso davvero, restano in ballo troppi interessi.

C'è un magna magna generale. Frutto di alcuni protocolli infami".

Ma la cittadinanza chiarisce subito un altro concetto chiaro, che in questi giorni aveva cavalcato le onde dell'opinione pubblica: "Non vogliamo e non chiediamo nessun Nobel per la pace. Vogliamo soltanto i nostri diritti. Le nostre scuole, i nostri ospedali, i trasporti.

Qua se ci rompiamo un braccio abbiamo problemi. Non c'è un medico. Non abbiamo alcun tipo di aiuto, e si permettono di venire con quattro aerei di linea. Dovrebbero venire con i barconi, per provare sulla loro pelle questa vergogna. I veri criminali sono in quelle auto, non in Val di Susa".

Poi rassicurano di vivere in uno stato di "depressione cittadina" dal giorno del dolore, quel terribile giorno che ha spento la vita e l'identità di quasi 300 persone, trasformatesi in una successione chilometrica e paralizzante di numeri di morte.