Se indossassero un cappello bianco, avessero la pelle blu e vivessero in una foresta dimenticata chissà dove li chiameremmo tutti Puffo Brontolone. Invece la loro pelle, talvolta viola di rabbia, sfoggia sempre il vestito buono, quello della domenica. Che figura ci farebbero davanti alle telecamere del post partita! Migliaia di riflettori puntati su di loro per poi vedersi snocciolare davanti ai teleschermi calciofili il solito rosario dei torti subiti. In principio fu Mazzari, poi è toccato ad Allegri, Ventura, Inzaghi, Garcia e Benitez. Nord, Centro, Sud, la geografia del calcio italiano conosce soltanto la discolpa: la colpa è dell'arbitro!

Cambierà l'accento, ma la sostanza resta la stessa. Al diavolo tattica, tecnica, preparazione atletica e allenamenti! "Io odio i rigori non visti, quelli dati, i fuorigioco sbandierati e non ne parliamo dei falli da ultimo uomo, che è meglio!". Il peggio però è che, specie nei casi dell'allenatore romanista e di quello napoletano, il piagnisteo ha funzionato davvero. Era la sesta giornata di campionato quando la Roma fu affondata dalla Juve (3-2) e da un arbitraggio effettivamente scandaloso. Il cowboy francese per qualche settimana andò sparando a zero su Rocchi, affermando ogni maledetta domenica che la differenza di tre punti perdurante tra la sua squadra e quella bianconera stava tutta in quello sciagurato arbitraggio.

Poi arrivò Roma-Sassuolo, alla 14°, e Garcia non ha parlato più. I capitolini rimontano il doppio vantaggio dei neroverdi grazie ad un rigore quantomeno generoso e ad un gol in fuorigioco netto. La domenica successiva fu il Genoa a cadere a domicilio (0-1) sotto i colpi dei giallorossi e della sestina arbitrale: il gol di Nainggolan viziato da una simulazione di Ljajic, mentre sarebbe regolare il gol di Rincon annullato per ingiusto fuorigioco al 93'.

E ancora due domeniche fa, la selfie rimonta di capitan Totti sui cugini della Lazio parte con un fallo su Djordjevic a centrocampo e lo stesso numero 10 romanista sarebbe in fuorigioco, anche se millimetrico.

Fino ad arrivare all'ultima giornata di campionato disputatasi domenica scorsa, quando la vittima sacrificale del "piangi che l'arbitro ti aiuta" è stata ancora la formazione biancoceleste.

Lazio-Napoli sono sullo 0-1 quando Rizzoli, nella seconda frazione di gara non vede un doppio fallo di mano dei difensori napoletani in piena area. "Ci può stare" avrebbe detto Benitez, cosa che aveva fatto, ironicamente, appena una settimana prima (quella del derby) lamentando un palese fuorigioco di Chiellini e Caceres nell'occasione del 1-2 Juve al San Paolo. È stato nel post dell'Olimpico che a Pioli è venuto, allora, il dubbio: «Sembra che lamentarsi degli errori degli arbitri alla lunga paghi».

La conferma forse è arrivata ieri sera in Coppa Italia. Le riserve dell'Empoli costringono meritatamente la Roma titolare ai supplementari grazie al pareggio di Verdi all' 80'. Esattamente 20' più tardi Yanga-Mbiwa atterra il lanciatissimo Zielinski al limite dell'area giallorossa, ma il centrale di Garcia si becca solo il giallo.

Eppure il romanista più vicino all'azione era almeno dieci metri dietro. Gli aiutini, però, non vengono mai da soli. Così al 113', quando Zielinski affonda il tackle sul pallone controllato da Paredes in piena area il signor Di Bello di Brindisi assegna il penalty che chiuderà il match.

Verrebbe quasi da abbandonare il campo, come fa Sarri al momento del fischio, ma stavolta bisogna davvero lamentarsi. Che è meglio!