Con un sorprendente 4 a 0 inflitto a una delle squadre più informa del momento, la Fiorentina di Vincenzo Montella, la Lazio di Pioli vola al terzo posto agganciando il Napoli a 46 punti, ponendosi a soli 4 punti da una Roma di Rudi Garcia ormai in crisi da tempo. La squadra biancoceleste ha così un ottimo ruolino di marcia, con 14 vittorie (seconda solo all'imprendibile Juventus), 4 pareggi e 8 sconfitte. Ha il secondo attacco della Serie A (sempre dietro la Juve) con 47 gol fatti e 27 subiti. Ottimi numeri, che fanno ben sperare per una qualificazione Champions.

L'arrivo di Igli Tare

Ma a chi vanno i meriti di questo piccolo capolavoro? Di una società che circa 10 anni fa rischiava il fallimento dopo lo scandalo Cragnotti? Al vituperato Lotito certo, che ha avuto l'intuito di affiancarsi un sorprendente dirigente, arrivato in punta di piedi e con tanto scetticismo. Parliamo di Igli Tare, ex attaccante albanese, che non si distingueva certo per tecnica e numero di reti segnate, ma era comunque molto funzionale alla squadra. Ritiratosi nel 2008, il Presidente laziale lo volle come direttore sportivo. E La Repubblica fa un elenco dei suoi meriti.

I giocatori che ha fatto arrivare

Uno dei segreti di Tare, oltre che la competenza, la serietà e il garbo (sugli spalti resta composto e silenzioso), è il fatto che conosca sei lingue e osservi molto attentamente i giocatori, guardando per ore i loro video.

Ed ecco che dalla primavera è arrivato Cataldi, classe '94, il quale sta già mostrando una certa maturità sul campo. Da quella del Barcellona è invece arrivato Keita, anche se deve ancora essere affinato tatticamente e gioca poco, ma ha già mostrato grandi doti tecniche. E poi i campioni: l'amicizia con Miroslav Klose ha permesso che arrivasse nella capitale e si confermasse a suon di gol e generosità; Felipe Anderson, che l'albanese osservò per dieci giorni in Brasile, nel giugno 2013, pagandolo nove milioni mentre oggi ne vale quaranta; Biglia, arrivato dall'Anderlecht per una cifra simile.

E ancora Candreva, arrivato con la formula del prestito biennale, l'olandese De Vrij (6,5 milioni), il centrocampista Parolo (5.5), il terzino destro Basta (prestito da 500mila euro e riscatto a 6), Gentiletti (750mila euro), il portiere Marchetti punito dal Cagliari, e i parametri zero Djordjevic e Braafheid. Poi c'è anche una cessione capolavoro: quella del trequartista Hernanes, costato meno di dieci milioni e venduto all'Inter per venti. Un giocatore pure "rotto", che spesso si infortuna.

Insomma, Tare ha ridato delle ali possenti a un'aquila che da diversi anni stentava a decollare.