Tensione alle stelle, tackle duri, giocate di campioni: solo ricordi per i tifosi di Milan e Inter, che anche quest'anno, come l'anno scorso, si apprestano a vivere un derby insipido, dal valore di classifica nullo, che si alimenta unicamente della storica rivalità e dell'immortale fascino che caratterizza entrambe le compagini.

Distanziate da un solo punto in classifica, le due squadre si avvicinano al match avendo alle spalle una stagione tristemente simile.

Qui Milan.

Sulla sponda rossonera, l'esperimento Inzaghi, passata l'iniziale ondata di entusiasmo, si è rivelato una scelta affrettata, non tanto in considerazione della qualità del tecnico, quanto in relazione alla grande difficoltà che qualunque allenatore avrebbe oggi nel sedersi sulla panchina rossonera.

Difficoltà dettate da una rosa inadeguata e tecnicamente incompleta, costruita sulla base non di presupposti tecnici, ma economici, con quella sfrenata rincorsa al "parametro zero", dettata da ristrettezze finanziarie che generano carenze tecniche e così via, in un circolo vizioso che ammorba il club e sfianca anche il tifoso più fedele.

Qui Inter.

Sul versante Inter la situazione è simile, con la squadra che dopo l'arrivo di Mancini, non è ancora riuscita a trovare una quadratura tattica che le consenta di ottenere continuità di risultati. Eliminata dall'Europa League, fuori dalla corsa Champions League, la quadra nerazzurra ha visto scivolarsi tra le mani una stagione che avrebbe potuto rappresentare la rinascita del club.

Tutto questo nonostante una ricca campagna di rafforzamento invernale, che ha visto arrivare alla corte di Mancini giocatori di indiscusso spessore tecnico, quali Shaqiri, Brozovic e Santon.

Nostalgia canaglia.

Domenica sera dunque, San Siro ospiterà il duello tra due nobili in decadenza. Menez contro Icardi, De Jong contro Hernanes.

E a leggere questi nomi, non si può non pensare a quando questa stessa partita decideva la vittoria dello scudetto, o l'accesso alla finale di Champions League. A quando questo stesso campo era calcato da palloni d'oro e capitani illustri. E il tifoso che si sofferma su questi pensieri si sente come il fine conoscitore d'arte, che ammira un'antica opera, erosa dal tempo e non restaurata, leggendone sempre la bellezza, ma comprendendo che il tempo e il disinteresse ne hanno celato la meraviglia.

Non si può e non si deve vivere nel ricordo, ma è anche vero che l'uomo, e il tifoso di calcio in particolare, si rifugia nella memoria quando il presente è troppo amaro. E per domenica sera dunque, a milanisti e interisti non resta che lottare per un successo che non rimarrà inciso nel calco della storia, ma che dia almeno l'effimera, ma inebriante, gioia di una sera.

Che derby sia, luci a San Siro.