Non c'è pace per il mondo del calcio che ancora una volta si trova a dover commentare l'ennesimo episodio di presunte partite truccate con giri di soldi tra dirigenti, procuratori e calciatori, volto a modificare l'esito delle gare del torneo cadetto 2014-2015. Questa volta a finire nella bufera è il Catania Calcio travolto dall'inchiesta "i treni del gol", che vede finire ai domiciliari il suo presidente Antonino Pulvirenti, l'amministratore delegato Pablo Cosentino e il direttore sportivo Daniele Delli Carri. Con loro il provvedimento restrittivo va anche ai gestori di scommesse on line Giovanni Impellizzeri e Piero Di Luzio e i procuratori Fabrizio Milozzi e Vittorio Arbotti.

Indagati sempre nell'ambito dell'inchiesta anche calciatori e dirigenti di altre squadre tra cui Pietro Lo Monaco, proprietario del Messina Calcio. Si sospetta anche un giro di scommesse clandestine in cui le persone coinvolte avrebbero avuto forti guadagni.

Secondo l'accusa formulata dai magistrati della Procura etnea che contesta alle persone arrestate il reato di frode sportiva, il presidente del Catania insieme con la dirigenza del club avrebbe comprato cinque partite del campionato appena concluso per evitare alla società rosso azzurra una drammatica retrocessione in Lega Pro, dopo quella dello scorso anno in Serie B, che avrebbe di fatto significato il fallimento del club.

Origine della frode

Secondo i magistrati tutto avrebbe inizio ai primi di marzo del 2015, dopo la sconfitta casalinga contro la Virtus Entella; quel risultato negativo faceva finire il Catania in zona retrocessione diretta, un dramma per una squadra che sul mercato di gennaio aveva operato investimenti onerosi per tentare di riprendersi la Serie A persa l'anno precedente.

La dirigenza si sarebbe così attivata per prendere i contatti necessari e risalire la classifica per evitare di scendere di categoria.

Le gare nel mirino

In effetti dopo un po' di tempo il Catania comincia una sorprendente rimonta che lo porta ai margini della zona play-off vincendo 4 gare consecutivamente contro Varese (0-3), Trapani (4-1), Latina (1-2) e Ternana (2-0).

Una quinta gara, contro il Livorno, sfugge di mano per uno sciagurato fallo da rigore al quinto minuto di recupero quando il Catania era in vantaggio per 1-0. Nel mirino dei magistrati c'è anche una sesta gara contro l'Avellino vinta per 1-0 il 29 marzo 2015.

Si muove la FIGC

Dopo gli arresti della mattina anche la FIGC ha deciso di aprire la sua inchiesta sportiva e il procuratore federale Stefano Palazzi ha chiesto alla Procura di Catania le carte dell'inchiesta in modo da aprire un procedimento nei confronti della società presieduta da Pulvirenti, che ora rischia di retrocedere comunque in Lega Pro come avvenne nel 2005 con il Genoa che "aggiustò" la gara conclusiva del campionato per poter salire in Serie A.