A cinque settimane dalle primarie del Partito democratico fissate per il prossimo 30 aprile, la campagna congressuale comincia ad entrare nel vivo e i candidati intensificano sempre più incontri e manifestazioni per ottenere la carica di segretario, anche perché l'esito potrebbe influenzare alleanze pre e post elettorali e linee politiche, oltre che la stessa candidatura a Palazzo Chigi del vincitore.
A sfidarsi per la segreteria come è noto saranno l'ex premier e segretario uscente/dimissionario Matteo Renzi, il governatore della Puglia Michele Emiliano e l'attuale ministro della Giustizia Andrea Orlando.
Secondo i sondaggi dei principali istituti demoscopici, Renzi sarebbe il favorito per la vittoria finale già al primo turno, ma sulla competizione potrebbero pesare e non poco alcune incognite che sfuggono ai sondaggi.
Regole delle primarie e eventuale scenario
Secondo il regolamento delle primarie è eletto segretario del Partito democratico il candidato che al primo turno riesca ad ottenere il 50% + 1 dei voti, altrimenti la contesa si risolverà al ballottaggio previsto all'interno dell'Assemblea Nazionale del Pd. Secondo quello che oggi dicono i sondaggi, solo Renzi avrebbe la possibilità di spuntarla al primo turno e dunque sarebbe anche colui che ha tutto da perdere in questa competizione.
Finire al ballottaggio per l'ex sindaco di Firenze, significherebbe dover scendere a patti con le numerose correnti interne al partito e con ogni probabilità dire addio alla candidatura a Palazzo Chigi anche in caso di elezione a segretario.
Incognita affluenza
Altra incognita non da poco è quella dell'affluenza. Sembra scontato che i 3-4 milioni delle primarie dei tempi di Prodi e Veltroni saranno solo un ricordo, ma da regolamento saranno primarie aperte dove potranno partecipare tutti i cittadini anche coloro quindi che votano per il Movimento 5 Stelle, Forza Italia, Lega e per il partito fondato dagli scissionisti del Pd, che potrebbero divertirsi nel tiro al candidato Matteo Renzi per impedirne la vittoria.