Oggi è un allenatore di calcio senza panchina Alessandro Calori, nato ad Arezzo il 29 agosto del 1966, reduce dalla non fortunata parentesi di Brescia del 2015. Ma molti se lo ricordano soprattutto come calciatore, difensore centrale di squadre come Udinese, dello stesso Brescia e soprattutto del Perugia, tra le cui fila ha realizzato probabilmente la rete più importante della sua carriera oltre che del campionato di calcio di Serie A stagione 1999/2000.
Perugia-Juventus 1-0
Era infatti il 14 maggio del 2000, ultima giornata di ritorno, quando allo stadio Renato Curi scesero in campo sotto un violento nubifragio il Perugia, ormai ampiamente salvo, e la Juventus, quasi sicura del titolo.
Viste le avverse condizioni climatiche ed un campo ai limiti della praticabilità, l’arbitro Pierluigi Collina decise di interrompere la partita per quasi un’ora. Nonostante il parere contrario della compagine bianconera, il direttore di gara fece ritornare le squadre sul terreno di gioco (seriamente compromesso e con diverse pozze d’acqua), fino a quando una zampata vincente di Alessandro Calori non portò in vantaggio la formazione di casa. Intanto la Lazio, rivale diretta della Juve distante solamente due punti in classifica, stava vincendo agevolmente all’Olimpico di Roma contro la Reggina. Alle 18.04 Collina mise fine alle ostilità. Juventus battuta a sorpresa mentre la Lazio, uscita dal campo con una netta vittoria per 3-0, si ritrovò campione d’Italia superando di un punto in classifica i bianconeri.
Ovviamente, dopo quella rete, per i biancocelesti il giocatore aretino divenne subito un mito, osannato come una vera e propria icona sportiva in grado di trasformare una realtà quasi scontata in una miracolosa favola calcistica (e spesso il bello dello sport sta proprio in questo).
Gli ultimi anni da calciatore e la carriera di allenatore
Dopo il 2000 Calori giocò ancora a Brescia e a Venezia in Serie B, decidendo quindi di appendere gli scarpini al chiodo nel 2004. Cominciò la carriera da allenatore proprio come vice dei lagunari la stagione successiva, diventando poi mister di squadre come Triestina, Avellino, Padova e ancora Brescia, con il già citato triste epilogo dell’esonero nel 2015.