Togli un ingranaggio in una macchina perfetta e quella macchina non funzionerà più come prima. Togline due ed il risultato si traduce in un settimo posto in classifica con 25 punti, a meno 8 dalla Juventus capolista, ed in un primato sterile nel gironcino di Champions League. C'era una volta il Napoli di Maurizio Sarri, il Napoli della promessa Arek Milik, il Napoli della coppia Albiol-Koulibaly, il Napoli dal gioco spumeggiante e della solidità difensiva.
La macchina perfetta creata dal maestro Sarri sembra essersi inceppata in un mix di sfortuna e confusione.
La stessa macchina che nella passata stagione ha fatto sognare la platea azzurra conquistando il "titolo" di "Campione d'inverno" e che ha chiuso il campionato al secondo posto in classifica, dietro solo ad una Juventus che sembrava non umana.
Gli ingranaggi in questione si chiamano Arkadiusz Milik e Raul Albiol.
Sembrerebbe riduttivo appellarsi solo ed unicamente agli infortuni di due giocatori cardini nel gioco del Napoli, infatti non è così. D'altro canto i numeri parlano chiaro: il Napoli, prima del grave infortunio di Milik, aveva conquistato sei vittorie, due pareggi e una sola sconfitta contro l'Atalanta in nove partite tra campionato e Champions League. Nelle seguenti dieci partite disputate senza l'attaccante polacco e senza il centrale difensivo, gli azzurri hanno ottenuto ben poco rispetto alle ambizioni e agli obiettivi stagionali: solo tre vittorie, quattro pareggi e ben tre sconfitte.
Preoccupanti sono soprattutto i risultati ottenuti nelle mura amiche, quel San Paolo che era un vero e proprio fortino per gli azzurri dove l'anno scorso passò solo l'Inter in Coppa Italia e dove il Napoli è riuscito a battere solo il modesto Empoli nelle ultime sei partite disputate in casa.
La squadra azzurra ormai è entrata in un circolo vizioso da cui non riesce ad uscire fuori.
Le difficoltà offensive hanno generato un meccanismo di incertezze e paure che si trasforma nell'incapacità di chiudere le partite e di subire, addirittura, gol con gli unici tiri in porta concessi agli avversari. Qualcuno potrebbe appellarsi alla sfortuna come, in parte, è giusto che sia, ma è anche vero che la fortuna aiuta gli audaci e se perdi la tua identità e la fiducia nei tuoi mezzi, resta solo da capire dove migliorare e soprattutto dove e come cambiare, seppur minimamente, stile di gioco.
Al gioco del Napoli servirebbe un "piano B", quello che Sarri non è mai riuscito a far interpretare al meglio ai propri giocatori.
Non si può certo pensare che Mertens, il migliore giocatore azzurro al momento, possa sostituire Milik e fare lo stesso lavoro del polacco. Con il "falso nove", il gioco offensivo del Napoli perde inevitabilmente peso specifico e si perde anche l'estro e l'imprevidibilità che ha mostrato Mertens nel suo sfavillante avvio di stagione nel ruolo di esterno di sinistra. Si perde anche Callejon in fase difensiva e il gioco diventa prevedibile, statico e soprattutto sterile.
C'è da chiedersi, inoltre, come si pretenda che un giocatore adattato al ruolo di centravanti, quale Manolo Gabbiadini, possa fare la differenza senza la fiducia dell'allenatore e della piazza.
Gabbiadini può fare di più, come spesso ha dichiarato Sarri, ed è giusto, ma il tecnico azzurro non sta gestendo al meglio questa situazione e il giovane attaccante italiano rischia sempre di divenire il capro espiatorio di un fallimento.
Ormai dal Napoli delle meraviglie e dei record si è passati al Napoli che si accontenta e resta aggrappato alle dichiarazioni di Sarri che non fanno altro che cercare alibi, nascondendo l'evidente imbarazzo nel gestire determinate situazioni e la mancanza di compattezza del gruppo azzurro.
Aspettando Milik e Albiol, il Napoli ha bisogno di ritrovare Maurizio Sarri.