Dal Cristo Redentore, sulla vetta del Corcovado, all'Allianz Arena di Monaco di Baviera, casa del Bayern, dalla Torre Eiffel all'iconico arco dello stadio di Wembley a Londra, il mondo (dello #sport e non solo) si è tinto di verde. Sono solo alcuni esempi dei vari monumenti che, simbolicamente, stanno fungendo da messaggeri del cordoglio e della solidarietà verso la squadra brasiliana del Chapecoense, vittima lo scorso lunedì dell'incidente aereo avvenuto nei pressi di Medellín, in Colombia, dove si stava recando per disputare niente meno che la prima storica finale continentale della "Copa Sudamericana" (l'equivalente dell'Europa League).

Sogno trasformato in tragedia

Una squadra fondata nel 1973, a sua volta simbolo di una 'piccola' città industriale, Chapecó, nello Stato di Santa Catarina, Sud del Brasile (circa 200 mila abitanti), salita alla ribalta del calcio verdeoro negli ultimissimi anni: partecipava, infatti, alla prima divisione solo dal 2014 e, sette anni orsono, disputava la quarta serie del campionato nazionale brasiliano. Nel 2015 l'esordio in competizioni internazionali (nella stessa Copa Sudamericana, quando raggiunse i quarti di finale e uscì di scena, a testa alta, per mano del River Plate), fino ad arrivare all'epica finale che avrebbe dovuto giocare oggi, 30 novembre, contro l'Atlético Nacional di Medellín.

Un sogno divenuto prima realtà e, subito dopo, tragedia.

Ultimo di una lunga serie di incidenti aerei legati al calcio

La memoria, inevitabilmente, rievoca altre tragedie aeree che si sono tristemente susseguite nel tempo, coinvolgendo squadre di calcio: dal Grande Torino (Superga, 4 maggio 1949) al Machester United (1958), dall'Alianza Lima (1987) alla nazionale dello Zambia (1993), passando per le "meno note" Green Cross (Cile), Pakhtakor Tashkent (Uzbekistan) e Colourful 11 (rappresentativa di giocatori nativi del Suriname che giocavano nelle migliori compagini europee, in particolare olandesi).

Lutto e solidarietà

Oltre alla partecipazione e al ricordo provenienti da ogni angolo del pianeta, risaltano le dichiarazioni rilasciate alla stampa dalla squadra che avrebbe dovuto affrontare il Chapecoense in finale, l'Atlético Nacional, che ha manifestato la volontà di assegnare il trofeo alla società vittima della strage.

In Brasile, una petizione della federazione locale ha proposto che il club non subisca la retrocessione (qualora non riuscisse a salvarsi sul campo) per i prossimi tre campionati e una fitta schiera di squadre si è offerta di cedere propri giocatori in prestito gratuito per la prossima stagione.

Operazioni di salvataggio terminate

Come evidenziato dalla stampa nei giorni scorsi, le operazioni di soccorso sono giunte con notevole ritardo, a causa delle cattive condizioni climatiche e dell'impervio luogo dell'impatto, avvenuto in una zona montagnosa di non facile accesso. Ieri, martedì 29 novembre, nel pomeriggio locale si sono concluse le ricerche: il bollettino ufficiale parla di 71 corpi recuperati e 6 sopravvissuti (tra i quali tre calciatori, un tecnico della compagnia aerea, una hostess e un giornalista) e specifica che a bordo viaggiavano 77 passeggeri e non 81, come inizialmente appariva sui registri dell'Aeronautica Civile.