Nonostante il “no grazie” ricevuto il mese scorso da società e giocatore, Nicola Kalinic è ancora il primo obiettivo del tianjin, la formazione cinese allenata da Fabio Cannavaro. Il difensore campione del mondo vuole un attaccante d’area di rigore da affiancare a Pato, e il centravanti croato sembra essere il primo nome della lista consegnata dall’italiano ai suoi dirigenti.
45 milioni alla Fiorentina e ingaggio aumentato al giocatore
L’offerta del Tianjin fa tremare le gambe: 45 milioni alla Fiorentina, secondo Sky Sport, cinque in più di quanto era stato offerto alla dirigenza Viola lo scorso gennaio.
Allora fu decisiva la volontà di Kalinic, che scelse di restare a Firenze per continuare a giocarsi le sue carte in Europa, ma pare che i vertici della ricca società cinese abbiano arricchito anche l’ingaggio proposto all’attaccante.
Un punto di riferimento per Paulo Sousa
Con undici centri all’attivo in questo campionato di Serie A, Nicola Kalinic è inevitabilmente il punto di riferimento dell’allenatore Sousa per l’attacco della Fiorentina. Il forte calciatore croato, nato a Salona il 5 gennaio del 1988, è oggi un centravanti maturo, bravo nella ricerca della profondità ed efficace nell’area piccola. È su di lui che convergono le giocate più pericolose della Viola.
Cosa farà la perla di Salona?
Dopo un inizio difficile, Kalinic sembra abbia finalmente trovato la giusta intesa con Chiesa e Bernardeschi. La perla di Salona sta riuscendo a riproporre quanto di buono fatto nell’ultima stagione, quando il suo bottino in Serie A non superò i dodici centri. E con un girone di ritorno più che mai nel vivo, il croato stavolta non vorrà fermarsi.
Di mezzo, però, c’è l’offerta del Tianjin, che fino al 28 febbraio proverà a convincere gli uomini di mercato gigliati a lasciar partire il loro attaccante. Fabio Cannavaro vuole un numero nove che trascini in alto la sua squadra nella Super League Cinese, capitalizzando al meglio il lavoro di Pato e Witsel, il centrocampista belga strappato alla Juventus grazie a un sostanzioso assegno. La storia si ripeterà?