Corsi e ricorsi storici, nel calcio come nella vita. Il 16 giugno del 1982, trentacinque anni esatti da oggi, si giocava in quel di Gijon un match destinato ad entrare nella storia. Erano i Mondiali di Spagna e questo è già sufficiente per rievocare nelle menti degli italiani più maturi dolci ricordi, quelli di un titolo indimenticabile che sarebbe stato vinto meno di un mese dopo contro la Germania. Ma proprio i tedeschi, il 16 giugno di trentacinque anni fa, si erano resi protagonisti in negativo di una delle sorprese più clamorose del calcio di ogni tempo.

'Se perdiamo, mi getto nel Mediterraneo'

Lo stadio è quello del 'Molinon' di Gijon, il girone della prima fase del mondiale spagnolo è quello che comprende la Germania Occidentale, tra le grandi favorite per il titolo, l'Austria, il Cile e l'algeria. I tedeschi campioni d'Europa affrontano proprio la cenerentola nordafricana alla sua prima apparizione in una fase finale iridata. "Se perdiamo questa partita, mi getterò nel Mar Mediterraneo", avrebbe dichiarato il CT teutonico, Jupp Derwall, nell'immediata vigilia. I giocatori tedeschi sono tranquilli, addirittura ironici e boriosi, qualcuno parla già di dedicare il settimo gol alla moglie e l'ottavo ai prori cani. Un atteggiamento di sconcertante leggerezza che sarà clamorosamente punito in quel caldo pomeriggio spagnolo.

Quattordici minuti per riscrivere la Storia

La Germania è quella di Kalle Rummenigge, Pallone d'Oro negli ultimi due anni, dell'inossidabile Paul Breitner, di Felix Magath ed Horst Hrubesh. Tra le file dell'Algeria tanti talenti, ma nessuno si era accorto di loro fino a quel giorno. Il primo tempo è molto tattico, i tedeschi reggono in mano il pallino del gioco, ma la squadra allenata da Rachid Mekhloufi tiene egregiamente il campo e questo è già un successo.

Il tecnico algerino è abituato a ben altre pressioni, è già nella Storia del suo Paese da quando, era il 1958, aveva lasciato clandestinamente la Francia insieme ad altri calciatori per costituire la prima Nazionale d'Algeria, rappresentante di uno Stato che ancora non esisteva. Dall'inizio del 1982, insieme al collega Mahieddine Khalef, guida dalla panchina le 'Volpi del deserto, un soprannome che ricorda quello di Erwin Rommel, il grande stratega, un tedesco.

Di strategia, però, ne capiscono tanto anche Mekhloufi e Khalef che, nella pausa tra il primo ed il secondo tempo, incitano i loro giocatori ad un atteggiamento più spregiudicato. La Germania continua a fare la partita, preme ed apre spazi pericolosi: al 54' Djamel Zidane approfitta di un contropiede e serve un pallone d'oro a Belloumi, solo davanti a Schumacher: il portierone tedesco compie il miracolo, ma non può nulla sulla successiva conclusione di Rabah Madjer, il futuro 'tacco di Allah' che ribadisce in gol. I tedeschi ci mettono poco a reagire, 13' più tardi trovano il gol del pareggio grazie ad una zampata ravvicinata di Rummenigge, ma non hanno neppure il tempo di esultare. Al '68 il pallone d'oro africano, Lakhdar Belloumi, batte per la seconda volta Harald Schumacher e l'azione evidenzia 'peccati' molto gravi per la difesa germanica, con l'attaccante avversario lasciato colpevolmente solo ed in grado di colpire indisturbato.

Il 'biscotto austro-germanico'

La stampa è impietosa con la Mannschaft, nessuno però tiene conto di un'Algeria tutt'altro che modesta. Tuttavia Madjer e compagni perderanno il secondo confronto con l'Austria, dopo che la Germania aveva travolto il Cile, e nell'ultimo turno del raggruppamento si trovano ad affrontare i cileni. Ad un fantastico primo tempo, chiuso sul 3-0, seguirà una ripresa 'sbadata' in cui i sudamericani segneranno due reti ed andranno vicini alla clamorosa rimonta. L'Algeria vince 3-2 e chiude a quota 4, gli stessi punti dell'Austria che deve ancora affrontare la Germania nell'ultimo match del girone. A Gijon va in scena una farsa, i tedeschi vanno in vantaggio con Hrubesh al 10' e, immediatamente dopo, entrambe le formazioni tirano i remi in barca: la vittoria per 1-0 degli uomini di Derwall - che non si è affatto gettato nel Mediterraneo - vale il passaggio del turno di ambedue le formazioni europee per merito di una differenza reti favorevole.

Si tratta di uno dei più evidenti e clamorosi 'biscotti' della storia del calcio e da quel momento la FIFA cambierà le regole: le ultime gare della fase a gironi si giocheranno in contemporanea. Il comportamento dei giocatori tedeschi ed austriaci non sarà certamente gradito nei rispettivi Paesi, alcuni lo definiranno "una disgrazia che non ha nulla a che fare con il calcio". Il commentatore della TV austriaca, addirittura, si rifiuterà di commentare l'ultima mezz'ora, chiedendo alla gente di spegnere la televisione. "Ci fu rabbia, ma anche grande orgoglio - ricordò anni dopo il difensore algeruno Chaabane Merzekane - perché vedemmo due grandi squadre umiliarsi per eliminare la 'piccola' Algeria.

Tornammo a casa a testa alta, loro andarano avanti con disonore". Trentacinque anni dopo, resta il ricordo di quella incredibile impresa, la prima vittoria di una formazione africana ai danni di un'europea ai Mondiali di calcio: le prestazioni dell'Algeria fecero il palo con l'ottimo Camerun che, tra le altre cose, bloccò sul pareggio l'Italia, futuro campione mondiale. Il 1982 fece da spartiacque nella storia del calcio, ci si rese conto che l'Africa non era più il 'terzo mondo', almeno sul rettangolo verde.