Se devo acquistare io, tiro il prezzo al ribasso. Però se tu vuoi quello che ho in vetrina io, che parta l’asta. Grossomodo è questo il sogno di ogni presidente e direttore sportivo che si avvicina al mercato, sia estivo che invernale. Acquistare a poco e vendere a molto, ma poi si sa che i bei sogni muoiono all’alba di qualunque stagione. Passi se a credere a tutto questo sono i tifosi, ma la situazione si complica un po’ se tale è la finalità di chi le trattative deve farle per davvero. Eppure proprio questo scenario sta contraddistinguendo la prima fase del calciomercato estivo 2017 del torino, che sta per lasciare la voce 0 acquisti, grazie agli innesti di Sirigu e Paletta, ma che non convince appieno.

Le tre B che bloccano il mercato

A bloccare tutto c’è quella “tripla B”. Ovviamente i soggetti in questione sono Daniele Baselli, Andrea Belotti e Marco Benassi in rigoroso ordine alfabetico e non di percentuale di permanenza. Al momento infatti, paradossalmente, è proprio il Gallo la stella più vicina a restare in granata anche nella prossima stagione, vuoi per mancanza di offerte concrete (dall’estero nessuno si avvicina neppure ai 100 milioni di clausola, dall’Italia si è fatta avanti timidamente solo l’Inter), vuoi per convenienza personale, visto che cambiare maglia, nazione e anche obiettivo alla vigilia del Mondiale non converrebbe al bomber di Calcinate. Benassi è invece pronto per essere sacrificato in direzione Sassuolo, per arrivare al difensore Ferrari più che a Falcinelli, mentre attorno a Baselli suonano le sirene di grandi club, Lazio e Milan su tutti, che si associano al no di giocatore e agente alla proposta di 1,5 milioni netti per il rinnovo fino al 2022.

Una cifra onesta per ciò che il giocatore ha fatto, e non ha ancora, fatto vedere, ma che suona sinistra ai tifosi granata: con un tetto di stipendi così basso, come si può pensare di alzare la famosa asticella verso un’Europa che sarà molto difficile da raggiungere visto il ritorno in quota delle milanesi?

Toro alla colombiana? Bisogna spendere

Lo stesso discorso vale per le operazioni in entrata. Detto che per Sirigu ci si era arenati di fronte al milione di indennizzo chiesto dal Psg, prima che la rinuncia del giocatore alla buonuscita (leggi stipendi futuri), sbloccasse tutto, al momento non si può neppure parlare di trattativa con il Napoli per Duvan Zapata, visto che i 25 milioni chiesti dagli azzurri si scontrano con i 10 proposti dal Toro, che fanno leva sul credito di De Laurentiis per il riscatto di Maksimovic, pari a 20 milioni.

Il colombiano sarebbe visto come il partner di Belotti nel futuro 4-3-1-2 di Mihajlovic con Ljajic alle spalle, ipotesi tutta da verificare e che richiederebbe un centrocampo di lotta più che di governo e due esterni bassi abili nella fase difensiva quasi più che in quella di spinta, oltre che una linea difensiva veloce. In questo senso andrebbero bene le candidature di Duncan o Donsah per la mediana e di Cristian Zapata, cugino di Duvan, per la difesa, ma qui l’ostacolo è rappresentato dall’ingaggio del milanista, pari a 3,5 milioni. Cifra inarrivabile, non certo come quanto chiesto dall’Udinese per cedere Karnezis. Volere è potere anche sul mercato. Purtroppo con i tifosi come spettatori.