Mancano ancora due mesi esatti all’inizio del campionato, siamo più vicini alla fine della stagione precedente che all’inizio della prossima, il mercato deve di fatto ancora entrare nel vivo e pure il via ai ritiri è piuttosto lontano. Eppure, in casa torino la preoccupazione dei tifosi è già alta. Il problema non è tanto legato al sospirato ritardo del primo acquisto (pure la super Inter attesa al varco come dominatrice del mercato deve ancora piazzare il primo “colpo”, pur con la giustificazione del Fair Play finanziario), bensì alla confusione rintracciabile nelle strategie.

Sirigu e quel milione di troppo

Il riferimento, o almeno il primo riferimento, non può che essere al “caso Sirigu”. Il portiere sardo era stato individuato come l’erede ideale di Joe Hart, destinato a tornare al Manchester City per fine prestito (per poi essere rimpiazzato dal club inglese) dopo aver lasciato un buon ricordo sul piano personale, e molto meno su quello tecnico. Tuttavia l’intesa con il Psg per liberare l’ex Nazionale è diventata prima problematica e poi quasi impossibile. La colpa? Di appena un milioncino di euro, tanti quanti i francesi chiedono al Torino per liberare Sirigu dal contratto in essere fino al 2018: Cairo però ha detto no e sembra irremovibile non volendo aggiungere ulteriore esborso ai 3 milioni lordi per tre anni che la società è pronta a garantire d’ingaggio a Sirigu.

Pista in salita, quindi, al netto dell’immancabile pretattica, più che delle voci, infondate, che vogliono il Milan interessato all’ex palermitano in caso di partenza di Donnarumma.

Porta alla greca?

Inevitabile porsi qualche domanda sulle ambizioni di una società che punta dichiaratamente all’Europa, traguardo ancora più difficile se si pensa al certo ritorno in quota delle milanesi, ma che poi si arena di fronte a un milione per assicurarsi la porta con un elemento esperto e affidabile.

Scartata a priori l’ipotesi di affidarsi ai propri talenti del vivaio, Alfred Gomis e Andrea Zaccagno, che forse la maglia granata non la indosseranno mai, le alternative a Sirigu sono straniere e rispondono a nomi di portieri già collaudati in Serie A: il “noto” Lukasz Skorupski e la new entry Orestis Karnezis.

Quella per il polacco della Roma è una trattativa ormai datata, iniziata, interrotta e poi ripresa, ma al momento in stand by: i rapporti tra il Torino e la nuova dirigenza romanista dopo l’addio di Sabatini sono da costruire, nella Capitale non hanno preso bene il mancato riscatto di Castan, oltre che di Iturbe, ma hanno pur sempre il “debito” legato a Bruno Peres, da riscattare per 12,5 milioni.

Skorupski, rientrato dal positivo prestito biennale all’Empoli, se ne andrà solo a titolo definitivo. I sondaggi non mancano, da Germania e Inghilterra, quindi il Toro non potrà giocare al risparmio. Diverso il discorso per Karnezis: la strategia dell’Udinese per la porta prevede la valorizzazione di Simone Scuffet nella prossima stagione e la cessione in prestito di Meret e del portiere greco, a caccia di due pali da difendere come titolare per non perdere il possibile Mondiale con la propria Nazionale. Reduce da tre ottime stagioni, nonostante l'età (classe '85) Karnezis potrebbe rappresentare la scelta giusta, anche sul piano economico considerando l’ingaggio non proibitivo.

Centrocampo revolution

Per quanto riguarda gli altri reparti, detto che in attacco tutto ruoterà attorno alla permanenza o meno di Andrea Belotti, compreso l’eventuale cambio di modulo con il passaggio alle due punte più un trequartista, e che in difesa il casting è apertissimo, ma al momento in standby, in attesa di valutare Bonifazi e Lyanco, pure a centrocampo si odono sinistri scricchiolii. Baselli è richiestissimo e potrebbe anche partire di fronte alla proposta giusta, con la Lazio favorita, Benassi è tutt’altro che incedibile: il capitano granata, in difficoltà nella seconda parte di stagione a causa del cambio di modulo, è richiesto dal Sassuolo, prontissimo a inserire nell’affare Diego Falcinelli e nel caso, ma più sfumato, il difensore Gian Marco Ferrari.

Il Toro vorrebbe separare le due trattative per fare cassa con Benassi, il cui sostituto sarebbe Godfred Donsah, più adatto al modulo di Mihajlovic e altro nome che ritorna da una sessione di mercato all’altra. Come quello di Lucas Castro, per il quale però il Toro non spenderà mai i 10 milioni chiesti dal Chievo.