davide astori avrebbe potuto sopravvivere se in camera con lui, nell'albergo di Udine, ci fosse stato qualche suo compagno della Fiorentina. Il capitano viola, però, la notte del decesso era in camera singola. Una nuova ipotesi choc sull'episodio, avvenuto alla vigilia dell'incontro di campionato tra Udinese e Fiorentina, arriva da Peter Schwartz, cardiologo e scienziato riconosciuto a livello internazionale proprio per i suoi studi sulla morte improvvisa cardiaca.

Parlando a Virgilio, il medico - per 20 anni direttore dell'Unità di Cardiologia dell'Università di Pavia, presso il Policlinico San Matteo e oggi direttore del Centro per lo studio e la cura delle aritmie di origine genetica dell'Istituto Auxologico di Milano - ha fatto sapere che secondo lui Astori non sarebbe deceduto per bradiaritmia, ossia il rallentamento progressivo del battito cardiaco fino all'arresto.

Per Schwartz, infatti, sono molti pochi i casi di morte improvvisa a causa della bradiaritmia. Non solo: negli atleti è molto comune, a riposo, che i battiti del cuore diminuiscano sensibilmente e questo potrebbe aver tratto in inganno chi sta indagando sulle cause del decesso. "Ma non si muore per questo".

Schwartz aggiunge che, dall'autopsia, pare sia venuto fuori che il calciatore della Fiorentina è morto lentamente. L'edema al polmone è un chiaro segnale di questo fatto, ma può essere causato da tachiaritmia, ossia aritmia ad alta frequenza del cuore, "la causa più frequente di morte improvvisa". Il cardiologo di fama mondiale dice: "La morte improvvisa è dovuta a fibrillazione ventricolare, il cuore passa da 60/70 battiti al minuto a 4-500 battiti al minuto, non riuscendo più a far uscire il sangue nelle arterie, cosicché la pressione crolla a zero e, pochi minuti dopo, avviene la morte cerebrale".

Se Astori non fosse stato solo

Da qui la sensazione che Davide Astori sarebbe sopravvissuto con il pronto intervento. La fibrillazione ventricolare è preceduta da un'aritmia meno veloce, sui 170-250 battiti al minuto, chiamata tachicardia ventricolare. Quest'ultima fa scendere molto la pressione delle arterie e, se il soggetto è in posizione orizzontale, non sotto i 40-50mmHg.

Insomma, si perdono i sensi, ma non si muore. L'ossigeno continua ad affluire al cervello. La situazione va avanti da pochi a parecchi minuti, poi si trasforma in fibrillazione ventricolare e sopraggiunge la morte.

"Questo tempo, relativamente lungo, può causare un importante edema polmonare. In questa fase, il paziente emette dei suoni preagonici, detti gasping, che svegliano l'eventuale compagno di camera, dandogli la possibilità di salvare la vita all'altro".