Negli ultimi dieci anni, la normativa sull'introduzione degli striscioni negli stadi è diventata sempre più rigida per prevenire ogni forma di scritta o simbolo di discriminazione razziale, territoriale o inneggiante alla violenza. Malgrado una pianificazione del fenomeno attraverso la costituzione di figure ben addestrate come steward e l'incessante opera di controllo delle forze dell'ordine si sono registrati in Italia ed in Europa alcuni casi di esposizione di striscioni non autorizzati contenenti veri e propri messaggi shock.

Negli ultimi giorni molto scalpore ha suscitato lo striscione esposto sulla tangenziale di Bari contro Andrea Masiello, recante la scritta 'perché Astori e non Masiello?', per la nota vicenda che vide l'ex calciatore barese coinvolto nel calcioscommesse.

Ma in precedenza ci sono stati molti altri casi di episodi vergognosi che hanno riaperto il dibattito su un malcostume che non è solo italiano, e sui controlli che si rivelano ancora inefficaci malgrado norme e personale di sicurezza.

Problema anche europeo

Un caso dei tifosi del Legia Varsavia registrato il 2 agosto 2017 fece scalpore, in quanto per ricordare l'occupazione dei nazisti fu esposto uno striscione raffigurante la testa mozzata di un SS nazista con una pistola puntata alla testa di un bambino.

In casa nostra come si possono dimenticare quelli esposti dai tifosi juventini sulla tragedia di Superga o quelli su Pessotto nello stadio di Napoli. Altrettanto scioccante nel gennaio del 2006 la scritta comparsa durante la gara Roma-Livorno, 'Lazio-Livorno: stessa iniziale, stesso forno', una settimana prima della commemorazione della Shoah.

In ultimo, il deprecabile messaggio lanciato alla mamma di Ciro Esposito, il tifoso del Napoli ucciso il 3 maggio 2014 a Roma dal romanista De Santis, in occasione della finale di Coppa Italia Napoli-Fiorentina. Lo striscione 'che cosa triste... Lucri sul funerale con libri e interviste!', costò alla Roma la squalifica della Curva Sud.

A volte però, il messaggio è positivo

Ma è anche vero che gli ultras si sono resi protagonisti di messaggi altamente solidali nei confronti di tifoserie nemiche. 'Lunga vita al nemico viola' recitava lo striscione esposto nella Curva B dello stadio San Paolo in segno di gratitudine verso i tifosi viola che avevano dedicato uno striscione proprio a Ciro Esposito.

Altri esempi positivi li troviamo a Livorno durante una gara contro il Perugia, 'ad un eterno rivale un messaggio da lanciare...Gianluca continua a lottare', diretto ad un tifoso del Pisa che lottava contro una grave malattia. E proprio nello scorso settembre i tifosi del Pisa, per essere vicini alla città di Livorno da sempre acerrima nemica sportiva per ragioni di campanile, hanno esposto uno striscione con la scritta, 'Vicini a Livorno'.

Ancora più bello il messaggio lanciato dagli stessi tifosi all'esterno del loro stadio, che racchiude tutto il senso dello sport che deve riunire e non dividere quando una tragedia investe la squadra o la città rivale: 'Queste tragedie non hanno colore. Vicini a Livorno e al suo dolore', ecco questa dovrebbe essere l'immagine dello sport.