L'amore è una cosa semplice. Parola di ninja. A Radja Nainggolan, domenica contro la Sampdoria, è bastato uno schiaffo di destro, una conclusione degna dei bei tempi giallorossi, per scaldare i cuori dei 55.000 di San Siro, raffreddati e forse anche un po' feriti dal caso Icardi.

Serviva questo gol. Serviva innanzitutto all'Inter, per mantenere la distanza di sicurezza dalle inseguitrici e per affermare la propria indipendenza dal 9 argentino. Serviva a Luciano Spalletti, che sembra essersi finalmente lasciato alle spalle un Gennaio complicato e tumultuoso.

Ma serviva anche allo stesso Nainggolan, per dimostrare che, dopotutto, la maglia nerazzurra non stona poi cosi tanto sulla sua figura tatuata e per far dimenticare, almeno per una sera, il gioiellino Zaniolo, sacrificato sul suo altare durante il mercato estivo e che tanto bene sta facendo nella capitale. Il ninja c'è, e, se decidesse finalmente di sintonizzarsi al 100% sulle frequenze nerazzurre, potrebbe essere uno di quelli con le spalle larghe abbastanza da guidare i suoi compagni in questo finale di stagione. Intanto, i tre punti conquistati grazie alla sua botta volante contro la Sampdoria vanno a rimpinguare le casse di un'Inter che a gennaio erano rimaste pressoché vuote (un solo punto in tre partite e l'eliminazione dalla Coppa Italia).

E' tornato Perisic

Nainggolan però, non è l'unico ritrovato della scienza nerazzurra. Sulla sinistra si è rivisto il vecchio Perisic. Corse, rincorse, cross, ma soprattutto il dribbling che ha mandato fuori giri Bereszynski e con lui gli altri tre ingranaggi del collaudato meccanismo difensivo doriano. Un assist, quello per D'Ambrosio, che va ad aggiornare le statistiche del croato, ferme ormai dal 22 Dicembre, data del suo ultimo gol, nel deludente 1-1 esterno contro il Chievo.

Nel mezzo, tante voci di mercato, malumori e tensioni che hanno inevitabilmente innervosito il giocatore e logorato i rapporti con la tifoseria.

Se è vero che tre indizi fanno una prova, però, bisognerà aspettare la gara di domani contro il Rapid Vienna (o forse il test ben più probante contro la Fiorentina) per capire se il 44 nerazzurro è finalmente tornato sui suoi standard, anche se la gara di andata di Europa League ed il match di domenica contro la Samp sembrano aver dato segnali in questa direzione.

Perisic e Nainggolan dunque, due pupilli di Spalletti, sembrano pronti a prendere il timone, adesso che il capitano pare aver abbandonato la nave.

Lautaro cresce

Il capitolo buone notizie non si esaurisce peró qui. Perchè Lautaro Martinez non è Icardi, anzi, probabilmente non lo sarà mai. Il 10 argentino tuttavia lavora ai fianchi degli avversari, li sfibra, e, minuto dopo minuto apre falle sempre piú accessibili per i suoi compagni, anche in una retroguardia collaudata come quella blucerhiata. Certo, il killer instinct non è ancora quello di Maurito, e lo ha dimostrato anche domenica, sparacchiando su Audero un ottimo suggerimento verticale di Gagliardini, ma la mobilità e la grinta con la quale difende anche il piú sporco dei palloni sono qualità rare ed apprezzabili.

Il prossimo banco di prova sarà quello di giovedì sera contro il Rapid Vienna a San Siro, dove Lautaro, Perisic e Nainggolan dovrebbero partire titolari. La qualificazione è ad un passo, dopo lo 0-1 in terra austriaca, ma guai a concedersi distrazioni. C'è ancora un finale di stagione tutto da scrivere.