È arrivata in Italia nell’estate del 2018 per giocare nella Juventus Women, allenata da Rita Guarino. Durante questo anno e mezzo ha vinto lo scudetto, la Coppa Italia e la Supercoppa: ma se sul campo è andato tutto decisamente bene, non altrettanto può dirsi della vita a Torino. Eniola Aluko, attaccante 32enne, nata in Nigeria ma naturalizzata inglese, ha raccontato sulle colonne del Guardian la sua esperienza, non nascondendo alcuni episodi di razzismo che si è ritrovata a subire in prima persona per il colore della sua pelle. I problemi non sono mai sorti con i tifosi bianconeri oppure durante le partite, ma nella vita di tutti i giorni.

Insomma, l’addio all’Italia, avvenuto prima del previsto nei giorni scorsi, non era dovuto solo alla mancanza di stimoli ed alla nostalgia per la Gran Bretagna, ma anche a motivi ben più seri.

Eniola Aluko: Torino indietro di un ventennio

Eniola Aluko, che è anche un avvocato, impegnata da tempo nella lotta al razzismo, ha spiegato al quotidiano londinese con cui collabora da tempo, la brutta esperienza vissuta a Torino. “Mi sono stufata di avere la sensazione che il titolare di un negozio si aspetti che rubi qualcosa, ogni volta che entro” ha scritto nell’articolo del Guardian, destinato a far molto discutere. Inoltre la giocatrice ha raccontato con amara ironia di quando, ogni volta che arrivava in aeroporto, si sentiva trattata “come Pablo Escobar”, a causa dei cani anti-droga che puntualmente la circondavano.

Quindi è arrivata la stoccata sul capoluogo piemontese, che spesso sembra "indietro di un ventennio" per quanto riguarda l’apertura verso gli altri. Come se non bastasse, nel suo pezzo la Aluko ha bocciato l’offerta culturale della città, criticando il numero di eventi e musei, oltre alla quantità di negozi, presenti a Torino.

Tutto bene invece sul campo da gioco: la calciatrice ha ammesso di non aver mai subito attacchi razzisti da parte dei tifosi durante il campionato, pur non nascondendo l’esistenza del problema nel calcio italiano. Secondo Eniola Aluko è preoccupante la risposta che viene data alla questione in campo maschile: in molti, dai presidenti ai supporter delle diverse squadre, vedono una certa forma di razzismo come parte integrante della cultura del tifo.

La replica dell'Ascom: Torino non è razzista

Naturalmente le parole della giocatrice hanno avuto una vasta eco. Ousmane Diop – 19enne cestista della Reale Mutua, senegalese naturalizzato italiano – riconosce che c’è del vero in quanto scritto dalla calciatrice, anche se la percezione di essere guardato in maniera diversa perché di colore non l’ha provata solo a Torino, ma in tutta Europa. Contrariamente alla collega, la capitana della Juventus e della nazionale italiana Sara Gama, recentemente aveva esaltato proprio i musei della città della Mole, giudicati stimolanti. Infine Maria Luisa Coppa, a capo dell’Ascom, l’associazione locale dei commercianti, ha risposto alla Aluko: “Mi spiace molto per le sue parole, Torino non è razzista – ha dichiarato a Il Corriere della Sera – sono certa che la guardavano nei negozi solamente perché è una bella ragazza”.