Il 20 agosto del 1945 l'Ungheria era un paese con la voglia di rinascere dalle macerie della guerra, tante persone erano allo stadio quel giorno per vedere giocare la nazionale contro l'Austria. Quella magiara è una scuola di grandi tradizioni calcistiche, solo l'Italia di Pozzo nel 1938 ha impedito la conquista del titolo mondiale, eppure il meglio deve ancora venire. Il 20 agosto di 75 anni fa il CT ungherese Tibor Gallowich fa esordire in nazionale un giovanotto di 18 anni: gioca nel Kispest di Budapest (futura Honved, ndr), dicono abbia un tocco di palla felpato, una grande visione di gioco, abilità nel dribbling e nel gioco aereo, un tiro potente e preciso.

Il ragazzino vede molto la porta, segna e fa segnare, dicono sia un fenomeno. Si chiama Ferenc Puskas, quel giorno segnerà un gol nel 5-2 con il quale l'Ungheria schianta i grandi rivali del 'derby danubiano', il primo dei suoi 84 centri con la maglia della nazionale. Il mito del colonnello (lo fu realmente nell'esercito magiaro, ndr) a livello internazionale nasce quel giorno, la Aranycsapat (squadra d'oro) non è ancora venuta alla luce, ma non manca neanche tantissimo. Su Puskas e l'Ungheria sono stati scritti libri, girati film e documentari, ma nessuno aveva mai pensato di metterne le imprese in musica. Questa lacuna è stata colmata, 'Puskas il musical' viene messo in scena per la prima volta il 20 agosto al teatro 'Erkel' di Budapest.

Dai primi calci a Budapest agli anni d'oro del grande Real

Lo spettacolo racconta la vita di Puskas, partendo da quando alla tenerissima età di 10 anni viene ingaggiato dal Kispest. La sua storia si muove attraverso anni difficili per l'Ungheria: la guerra e l'occupazione nazista e, immediatamente dopo, il tallone dell'Urss stalinista.

Ma c'è il calcio a inorgoglire il popolo magiaro, ci sono Puskas, Boszik, Hidegkuti, Kocsis e Czibor, stelle di una squadra che negli anni '50 stupirà il mondo con il proprio calcio, il primo 'calcio totale' della storia. La nazionale capace di umiliare i 'maestri' inglesi nel loro tempio di Wembley e che nel 1954 arriverà a un passo dal titolo mondiale, sconfitta in finale (2-3) dalla Germania Ovest in quello che passa alla storia come 'Miracolo di Berna'.

Una delusione cocente per Puskas e i suoi compagni che dà una dimensione più 'tragica' e 'umana' a quella formidabile compagine guidata dal CT Guztav Sebes che dal 1950 al 1956 giocò 50 match, vincendone 43, pareggiandone 6 e perdendone soltanto uno, purtroppo il più importante. Ma ancora oggi, a distanza di tanti anni, viene celebrata più della stessa Germania campione del mondo. Con la rivoluzione ungherese del 1956, Puskas approfitta della tournée con la Honved per non far più ritorno in patria: la 'squadra d'oro' si scioglie, i carri armati sovietici entrano a Budapest e la maggior parte dei grandi calciatori ungheresi fuggono all'estero. Nel 1958, all'età di 31 anni, approda in Spagna nelle file del Real Madrid e qui scriverà un'altra leggenda insieme ad Alfredo Di Stefano e Francisco Gento, quella dei 'blancos' primi dominatori della Coppa dei Campioni: ne vincerà due consecutive nel 1959 e 1960, per lo squadrone spagnolo saranno la quarta e la quinta di un incredibile ciclo ancora oggi ineguagliato.

Il produttore László Szabó: 'Una mossa coraggiosa'

"Fare un musical su Puskas è una mossa coraggiosa - ha spiegato il produttore László Szabó - e questo spettacolo potrebbe andare sui palchi di tutto il mondo, così come lui andava sui campi di tutto il mondo. Puskas incarnava tutto quello di cui noi ungheresi siamo fieri: patriottismo, coraggio, amicizia, lealtà e furbizia". A scrivere lo spettacolo, un trio di autori di musical molto affermato in patria, Levente Juhász, Attila Galambos e Vajk Szente, quest'ultimo cura anche la regia e ha spiegato che "quando abbiamo scritto questa storia ci siamo trovati d'accordo sul fatto che non dovesse parlare solo di calcio, ma raccontare il suo punto di vista personale, l'aspetto psicologico.

Non un musical sportivo, ma eroico". Un punto di vista che troverà d'accordo molti ungheresi e, del resto, se Ferenc Puskas dopo la sua morte nel 2006 è stato sepolto a Budapest nella Cattedrale dei Re, a Santo Stefano, un motivo ci sarà.