C'erano tante persone all'aeroporto di Fiumicino il 10 agosto del 1980, in particolare tifosi festanti in attesa di abbracciare il primo straniero dopo la riapertura delle frontiere decisa dalla Figc.

Luis Silvio Danuello, ventenne brasiliano, freme per iniziare la sua avventura italiana. Non c'è una squadra di prima fascia per lui, la neopromossa Pistoiese è la grande novità della Serie A 1980/81, ma certamente l'entusiasmo italiano è un grande auspicio e fa sentire a casa un ragazzo abituato al calore del Brasile. C'è però un particolare di non poca rilevanza: quei tifosi festanti sono romanisti e sono venuti ad accogliere Paulo Roberto Falcao.

Ironia del destino, le due 'icone' che più di ogni altra simboleggiano il ritorno in Italia degli 'stranieri', sbarcarono lo stesso giorno di 40 anni fa: uno era destinato alla consacrazione, l'altro invece deluse e divenne perfino una 'leggenda metropolitana'.

Falcao: le perplessità iniziali

In realtà quando il nome di Paulo Roberto Falcao è uscito fuori dalla 'ruota' del Calciomercato, a Roma, sponda giallorossa, non si fecero i salti di gioia. Si guardava al Brasile, ma il nome sognato per lanciare la sfida alle tradizionali 'grandi' del calcio italiano era quello di Zico. Invece arriva questo 'gaucho' (in realtà catarinense, ma giocava con l'Internacional di Porto Alegre) che non è nemmeno un titolare della nazionale brasiliana.

I romanisti sono perplessi ma si fidano di Nils Liedholm che lo ha voluto come regista della sua squadra e il 'barone' è uno che sbaglia molto di rado.

L'ottavo re di Roma

In effetti Falcao prende in mano il centrocampo della Roma fin dalle prime uscite e in campionato, con la sua regia e i gol di Pruzzo, la squadra sembra marciare spedita verso uno storico scudetto che manca alla Roma da quasi 40 anni.

La stagione 1980/81 è quella del primo 'braccio di ferro' tra Roma e Juventus, vinceranno i bianconeri in volata anche se resterà sempre il dubbio de 'er go' de Turone', quella rete annullata a Maurizio Turone nel confronto diretto che, se fosse stata convalidata, avrebbe regalato il titolo a Falcao e compagni. Lo scudetto vola dunque a Torino, ma in ogni caso il brasiliano è eletto 'ottavo re di Roma', titolo che in passato era toccato solo ad Amedeo Amadei, e quello scudetto sfiorato arriverà comunque nella stagione 1982/83.

Per i romanisti, Paulo Roberto Falcao è un giocatore che 'spacca la storia', esiste un "prima" e un "dopo" Falcao. Nella storia del calciomercato è il primo 'colpaccio' dopo la riapertura delle frontiere ed è anche il primo di una serie incredibile di fuoriclasse brasiliani che giungeranno nel Bel Paese negli anni a venire.

Luis Silvio: non una punta, ma una 'ponta'

Nella stessa giornata in cui Falcao sbarca a Roma, dunque, inizia anche l'avventura di Luis Silvio Danuello. La sua storia ha ispirato una delle più felici parodie del calcio, 'L'allenatore nel pallone': nell'estate del 1980, infatti, l'allenatore in seconda della Pistoiese, Giuseppe Malavasi, si reca in missione in Brasile con lo scopo di ingaggiare un attaccante brasiliano a prezzo contenuto, su ordine del presidentissimo Melani.

Silvio gli viene segnalato dal procuratore Juan Figer e qui bisogna smentire le prime 'leggende metropolitane' perché il giovane brasiliano in forza al Ponte Preta non era affatto un 'falso calciatore', ma al contrario un giovanotto piuttosto promettente. In un'amichevole che vede in campo la sua squadra, il ragazzo si muove molto bene, segna e fa segnare, convince Malavasi e l'affare si concretizza sulla base di 300 milioni di lire (170 secondo le fonti brasiliane) che non è certamente un pugno di grano a quei tempi. Piccolo particolare, la Pistoiese cercava un centravanti e Silvio è invece un'ala destra, quando il giocatore si presenta a Malavasi come 'ponta direita' gli sarebbe stato tradotto 'punta centrale', mentre in realtà si tratta per l'appunto di un tornante.

La breve parentesi, l'oblio e le leggende

Il 10 agosto Luis Silvio si mette a disposizione del nuovo allenatore dei toscani, l'ex portiere dell'Inter Lido Vieri, ma già dalle prime partite si nota come sia davvero poco adatto al ruolo di centravanti: non segna e non ci va nemmeno vicino, troppo 'leggero'. Nelle prime sei partite di campionato la Pistoiese incassa cinque sconfitte e pareggia con l'Udinese: Melani sostituisce mister Vieri con Edmondo Fabbri e quest'ultimo come prima mossa mette Silvio fuori rosa: 'è gracile, deve lavorare sul potenziamento muscolare'. In realtà l'esperienza di Silvio in Italia finisce qui, salvo mezzo tempo contro il Perugia in primavera, infatti, non giocherà più e tornerà in Brasile.

Negli anni a venire, scomparso letteralmente dai radar, verranno alimentate ulteriori leggende sul suo conto: c'è chi racconta che fosse tornato a Pistoia a vendere gelati allo stadio, c'è chi addirittura assicura di averlo visto protagonista di un film per adulti. Sarà lo stesso giocatore nel 2007 a chiamare la Gazzetta dello Sport, smentendo quelle favolistiche versioni della sua vita successiva alla Pistoiese: tornato in Brasile ha proseguito a giocare a calcio, anche se non con squadre di primo piano, si è ritirato a soli 27 anni nel 1987, diventando un commerciante. Una dopo l'altra, le leggende sul suo conto sono state spazzate via, anche quella che fosse eccessivamente 'scarso' per giocare a calcio: "Era giovanissimo, spaesato, intimidito - raccontò anni dopo Marcello Lippi, suo compagno di squadra alla Pistoiese - e per farlo sentire a suo agio, lo invitavo spesso a cena.

Parlavamo, gli facevo coraggio ma al tempo stesso intuivo il disagio. Pareva capitato in un microcosmo di cui non capiva nessi e ragioni, ma non era un brocco, era molto veloce, anzi. Gli mancò il tempo di adattarsi".