La tariffa dei cellulari a 28 giorni anziché mensile non piace agli italiani secondo quanto risulta da un'analisi per il 2017 dell'apcom, l'autorità delle comunicazioni, perché rende di fatto più cara la bolletta che si paga nell'arco di un anno . Le denunce raccolte dall'Autorità, secondo quanto segnala la stessa Agcom, sono aumentate del 500% in un anno mentre le richieste di recedere dal contratto in seguito al mutamento delle condizioni contrattuali stesse (il termine su cui è calcolata la tariffa periodica) hanno registrato un incremento del 400%.
La legge
Per legge, infatti, quando l'operatore telefonico muta le condizioni contrattuali che l'utente aveva accettato quando aveva scelto quell'operatore, l'utente stesso ha diritto a recedere gratuitamente dal contratto, entro un certo termine e in modo celere. Ma l'Agcom segnala di essere stata subissata di segnalazioni per "costi di disattivazione percepiti dai consumatori come non giustificati e per ritardi illegittimi nelle lavorazioni delle richieste di recesso". Ogni 100 segnalazioni pervenute all'Agenzia, 14 riguardano costi di recesso che gli utenti non ritengono di dover sostenere, secondo quanto ha reso noto in una nota il presidente dell'Unione Nazionale Consumatori Massimiliano Dona, lamentando anche il fatto che i 3 maggiori operatori della telefonia mobile coprono una quota pari all'80% dell'intero mercato (e dunque, sottinteso, difficilmente le condizioni contrattuali che si abbandonano da una parte saranno tanto migliori da un'altra).
Problemi vengono inoltre segnalati anche per quel che riguarda il roaming europeo, tanto che l'Agcom ha sollecitato gli operatori ad adeguarsi alla nuova normativa della Ue, in base alla quale l'utilizzo del cellulare da un altro Paese europeo deve avere gli stessi costi dell'utilizzo del cellulare nel Paese in cui opera il gestore con cui si è stipulato il contratto per il traffico di voce e dati (chiamate e navigazione online).
E non finisce qui
Un'altra cattiva notizia per quanto riguarda i cellulari è giunta dall'Agenzia delle Entrate, che in base ad una specifica domanda di chiarimenti ha fatto sapere che i rimborsi delle spese sostenute per comprare e per utilizzare cellulari, sia per finalità aziendali che per motivi personali, non sfuggono alle imposte, anche forfetarie.
Un lavoratore che venga munito di un cellulare dalla sua azienda, sia per quanto riguarda l'acquisto dell'apparecchio che per quanto riguarda la copertura delle spese di utilizzo del cellulare stesso, non potrò scomputare quei costi dalla base su cui si calcolano le imposte sul reddito sostenendo che quei costi rappresentano spese di lavoro. Questo perché, secondo quanto lascia intendere l'Agenzia delle Entrate, si tratta di spese che non ha sostenuto personalmente e che dunque non hanno inciso sul suo reddito.nte".