Dopo aver duramente attaccato l'operato del governo Israeliano e chiesto, tramite un appello a tutti gli artisti, di boicottare i loro concerti nel paese del vicino Oriente, Roger Waters, 70 anni, ex basso e voce dei Pink Floyd, torna a scagliarsi contro il muro costruito nel 2002 in Cisgiordania da Israele, al confine dei territori occupati.
Lo fa dalle colonne del "Yediot Ahronot", quotidiano Israeliano che ne ha raccolto le impressioni in un'intervista rilasciata lo scorso Settembre. Il musicista inglese, da sempre al fianco delle battaglie condotte nel campo dei diritti umani, non manca l'appuntamento per rispondere tra le righe a chi in queste settimane si è prodigato nel puntargli il dito contro, tra gli altri la modella e attrice Bar Rafaeli, dopo la decisione dello stesso Waters di non esibirsi in Israele nel corso degli ultimi tour.
"Vorrei che i fan capissero che la mia è un critica diretta alla politica. Questo è l'unico modo che ho per manifestare il mio disprezzo per le scelte di governo, non ho niente contro i miei fan" si è giustificato l'asso del Rock Psichedelico degli anni 60, continuando l'intervista con toni ancor più rosso fuoco.
"Il regime di Apartheid cui sono sottoposte le popolazioni che vivono sotto l'occupazione di Israele è vergognoso". Cosi' come è vergognosa - sempre secondo Waters - la giustificazione di Netanyahu, o di chi per lui continua a sostenere che il "casus belli" della costruzione di quella cinta murata è stata la sola, stringente necessità di evitare continue stragi suicide compiute dai terroristi infiltrati.
Tutte scemenze secondo quello che è uno dei migliori autori della musica di tutti i tempi, che di "Wall" ormai pare essere diventato un esperto. Egli da un nome al vero motivo che sta sotto quel muro: annessione dei territori occupati, che in alcuni luoghi, come Gerusalemme Est e le alture del Golan, è oramai ufficiale, oltre che di fatto.
"Questo muro per quel che rappresenta è cento volte più raccapricciante del muro di Berlino" chiosa con quell'irriverenza che ne ha contraddistinto la spumeggiante vena letteraria ed artistica. Non prima però di aver ricordato che in tutta questa vicenda, i Palestinesi restano le vittime indiscusse. E le vittime - dice Roger Waters - non possono mai essere accusate, neanche quando rispondono ai soprusi con metodi che non si condividono".