I manager della Goodyear sono ancora sequestrati. Tenuti in ostaggio nello stabilimento di Amiens da un gruppo di dipendenti che chiede di avere più certezze e di sapere cosa ne sarà del loro futuro lavorativo. Una gomma enorme, da tir, proprio una di quelle prodotte dal colosso industriale, campeggia a bloccare una delle uscite: è un simbolo, bloccati, dagli stessi processi produttivi. I due dirigenti non verranno liberati perché l'azienda non intende trattare con i lavoratori in rivolta, nessuna intenzione di cedere al ricatto. Eppure, prima di passare alle vie di fatto, gli operai avevano già tentato tutte le vie legali.
Henri Dumontier, numero uno dell'azienda, continua il suo braccio di ferro e non ha neppure presieduto la riunione d'urgenza per decidere il da farsi.
Gli operai stanno manifestando per difendere le buonuscite e la ricollocazione di circa 1200 dipendenti di uno stabilimento che comincerà ad essere dismesso in queste prossime settimane.
Ad essere in ostaggio sono i due dirigenti, Michel Dheilly, direttore della produzione, e Bernard Glesser, il direttore delle risorse umane. Due figure chiave del processo di ricollocamento professionale.
Il delegato sindacale che rappresenta gli operai, Mickael Mallet, ha fatto sapere che i due dirigenti sequestrati sono trattati bene, hanno cibo e acqua, possono andare in giro per l'edifico, pur non potendosi allontanare, hanno accesso ai loro telefonini e sono in contatto con le loro famiglie. Una storia emblematica, che come ribadisce il sindacalista, non finirà presto "fino a quando non ci saranno negoziati con un minimo di garanzie".