Ieri a Milano, Paolo Bovi, fondatore storico dei Modà, è evaso dai domiciliari da dove era rinchiuso da gennaio per tentare il suicidio aprendo il gas di scarico nella macchina posteggiata poco distante dall'abitazione. L'ex-fonico del famoso gruppo canoro era in arresto presso la sua abitazione milanese perché indagato per pedofilia, con l'obbligo di indossare il braccialetto elettronico. Il musicista in evidente stato depressivo ha cercato di manomettere il dispositivo elettronico che in realtà ha messo in allarme le forze dell'ordine che lo hanno salvato mentre si era rinchiuso nell'abitacolo saturo di gas di scarico.
I fatti sono accaduti domenica alle 4:30 quando il fonico ha guastato il braccialetto con un cacciavite e ha fatto perdere le su tracce da Cernusco sul Naviglio dove abita. Ma evidentemente il braccialetto ha messo in guardia i carabinieri che si sono messi sulle sue tracce. Il fonista è stato trovato vicino alla sala d'incisione del Modà dove forse aveva lasciato i ricordi più belli, nella sua Smart. La tragedia poteva davvero concretizzarsi per il cantante, che aveva collegato con una cannula il gas di scarico all'abitacolo, se non fossero arrivati i carabinieri di Cassano d'Adda salvandolo da una fine certa.
L'uomo trasportato all'ospedale per le cure del caso dovrà rispondere di evasione dai domiciliari, ed è stato condotto in galera.
Le condizioni di Paolo Bovi non sono gravi ma forse sono più gravi le ferite nell'animo in quanto l'uomo è sotto indagine per presunte molestie sessuali su 4 ragazzini fra i 13 e 16 anni di una parrocchia dell'hinterland milanese dove faceva l'animatore nel 2011. Ora per il fondatore del gruppo dei Modà, vincitore del disco di diamante nel 2011 con l'album 'Viva i romantici', si aprono le porte del carcere.