La battaglia di Erdogan, Primo Ministro della Turchia, contro i social network continua e giovedì 20 marzo ha fatto registrare un duro affondo alla piattaforma Twitter. Il popolare social dei "cinguettii" è infatti stato chiuso e reso inaccessibile a tutti gli utenti. Il provvedimento è avvenuto in seguito ad una legge approvata di recente dal Parlamento di Ankara, che consente il blocco di siti contenenti violazione della privacy senza chiedere alcuna autorizzazione al giudice.

L'oscuramento sarebbe stato gestito da un ente statale, l'Autorità per le tecnologie dell'informazione e della comunicazione (BTK) che, intorno alla mezzanotte turca (le 23 ora italiana) ha cominciato ad inibire l'accesso a Twitter agli utenti, estendendo a poco a poco il blocco a tutto il Paese. Molti iscritti al social network, una volta effettuato l'accesso, invece della home del sito si sono ritrovati dinanzi un comunicato ufficiale in cui venivano elencati i vari provvedimenti giudiziari che avevano consentito la chiusura di Twitter.

Soddisfatto il premier Erdogan, che da parecchio tempo sta portando avanti una vera e propria guerra contro i social network e i siti che non rispetterebbero la privacy. In particolare, il 60enne leader turco ha cominciato a scagliarsi contro gli strumenti tecnologici, da quando si è ritrovato coinvolto in una serie di intercettazioni telefoniche legate ad uno scandalo corruzione. Alle proteste della popolazione, il Primo Ministro turco ha reagito affermando che quelle telefonate erano finte e che erano state create ad arte, con falsi file audio, per incastrarlo. Più in generale, il Governo di Ankara teme la rapidità e l'efficacia con cui, attraverso le piattaforme informatiche, riescano a girare messaggi di malcontento e di protesta realizzati da attivisti e manifestanti.

Twitter è il social network maggiormente osteggiato dall'esecutivo turco: basti pensare che sono state reclutate circa seimila persone con il compito di "vincolare" le discussioni e i messaggi di critiche presenti sulla piattaforma. Inoltre, appena pochi mesi fa, le proteste di Erdogan avevano spinto i gestori del social network a cancellare presunti profili falsi che, secondo il leader turco, erano stati creati "ad hoc" dai suoi avversari politici. Ma quello di Twitter, potrebbe non essere l'unico oscuramento che verrà effettuato in Turchia: il Premier, infatti, ha da tempo dichiarato guerra anche a Facebook e YouTube, e non è da escludere che prossimamente, in base alla nuova legge, anche questi vengano chiusi.

Mentre Erdogan e il suo Governo sorridono per l'eliminazione del "nemico" Twitter, dalla Commissione Europea giungono reazioni di sdegno, come quella della vice presidente della Commissione, Neelie Kroes, la quale ha manifestato il suo dissenso pubblicando un messaggio proprio su Twitter, definendo l'oscuramento un atto "infondato, privo di scopo e codardo" e chiudendo con una manifestazione di solidarietà al popolo turco: "Il popolo turco e la comunità internazionale lo considereranno censura e lo è".