Il governo ha annunciato la "desecretazione" degli atti relativi alle indagini sull'omicidio della giornalista Ilaria Alpi e del suo operatore Miran Hrovatin.
La Presidente della Camera Laura Boldrini lo aveva richiesto, sollecitata da una petizione di Articolo 21, con una lettera al presidente del Consiglio Matteo Renzi e al Procuratore antimafia Franco Roberti.
L'impegno dell'esecutivo è stato comunicato oggi dal sottosegretario per i Rapporti con il Parlamento Teresa Amici, nel corso della seduta di commemorazione alla Camera per il ventennale dell'uccisione dei due giornalisti.
L'agguato
Ilaria Alpi e Miran Hrovatin caddero vittime di un'imboscata a Mogadiscio il 20 marzo del '94.
I giornalisti della Rai stavano conducendo un'inchiesta sul traffico di armi e rifiuti radiottivi tra l'Italia e la Somalia, effettuato da navi "a perdere" che venivano direttamente affondate con il loro carico di veleni.
Lo scorso anno, Greenpeace aveva già avanzato la richiesta di rendere pubblici le centinaia di atti riservati, acquisiti dalle Commissioni parlamentari d'inchiesta succedutesi nelle precedenti legislature, ma senza successo.
L'associazione ambientalista era riuscita unicamente ad entrare in possesso dell'elenco dei dossier prodotti dai servizi segreti, prontamente pubblicati sul web.
Titoli da soli sufficienti ad evidenziare che le ipotesi sui traffici illeciti italiani verso l'Africa non sono solo una tesi giornalistica.
Si parla di omicidi rimasti misteriosi, di morti per "causa tossica", come quella del capitano Natale De Grazia, ma soprattutto si parla dell'ingegnere Giorgio Comerio, teorico dell'affondamento in mare delle scorie radioattive.
Ora, dopo venti anni di silenzi e depistaggi, l'impegno a togliere il segreto di Stato su tutta la documentazione, promette di far luce non solo sul duplice omicidio di Ilaria e Miran, ma anche sugli inconfessabili traffici sui quali i giornalisti stavano indagando.
La procura di Roma ha già annunciato che acquisirà gli atti desecretati per arrivare finalmente non solo al movente, che appare già chiaro, ma soprattutto ai mandanti della barbara esecuzione.