Una morte terribile, da non augurare neanche al proprio peggior nemico quella che è toccata a Maria de Jesus Arroyo, una signora di 80 anni data per morta dall'ospedale di Los Angeles, rinchiusa nella cella frigorifera dell'obitorio dove si è risvegliata dovendo poi soccombere ad un drammatico destino. Il fatto è avvenuto nel 2010, ma soltanto oggi la famiglia della sfortunata signora ha avuto l'autorizzazione dalla Corte d'Appello della California a far causa all'istituto sanitario per malasanità.

I drammatici fatti si sono svolti nel 2010 e questa è la terribile vicenda della signora Maria Arroyo: il 25 luglio di quattro anni fa, i parenti dell'anziana signora la trovarono riversa per terra. Subito chiamarono un'ambulanza e quando arrivò in ospedale, il cuore della donna si era fermato e i medici non erano riusciti a farlo ripartire. A quel punto ne venne dichiarata la morte e i familiari dovettero arrendersi alla triste evidenza e dare l'estremo saluto alla cara Maria.

Successivamente, il corpo della signora venne chiuso in un involucro di plastica utilizzato per il trasporto delle salme, prima di essere rinchiuso nella cella frigorifera dell'obitorio. Dopo qualche giorno, arrivarono i funzionari delle pompe funebri per occuparsi del funerale e allora avvenne la terribile scoperta.

Il corpo della signora Arroyo presentava numerosi lividi, graffi sul volto e sulle mani e aveva anche il naso rotto. Un patologo, chiamato ad esaminare lo stato del cadavere, stabilì che quei danni non potevano essere stati arrecati su un corpo senza vita e non poté fare altro che accertare che quelle ferite la donna se l'era procurate da sola, dopo essere stata rinchiusa nella cella frigorifera: "Maria era viva quando è stata posta nell'unità frigorifera - ha affermato il medico - E questo ha causato grande terrore e sofferenza alla signora nei suoi ultimi minuti di vita". Dunque, la donna non è morta per infarto, ma per asfissia, come accertato successivamente.

La famiglia della signora Arroyo, sconvolta, inizialmente fece causa all'ospedale per il trattamento oltraggioso del corpo della donna. Ma siccome il patologo aveva affermato che le ferite non erano state causate dopo il decesso, cioè non c'era alcuna responsabilità da parte dei dipendenti della struttura sanitaria nell'aver causato quei danni, che invece l'anziana si era procurata da sola una volta risvegliatasi nella cella frigorifera, allora i parenti decisero di denunciare l'ospedale per malasanità. Tuttavia, nel 2012, il giudice rigettò la causa per una questione tecnica: la famiglia Arroyo aveva sporto denuncia a più di un anno di distanza dal tragico evento, quindi era passato il limite legale per intentare causa all'ospedale.

I familiari di Maria, però, non si sono arresi, e il secondo distretto della California ha sancito che quel ritardo nell'effettuare la denuncia è "giustificato" perché i parenti della signora Arroyo non avrebbero mai potuto pensare che l'anziana donna fosse ancora viva nell'unità frigorifera, e per questo motivo si erano concentrati sui danni causati al cadavere dall'azienda ospedaliera. Ora, finalmente, potranno intentare causa e avere giustizia, anche se questa non potrà riportare indietro la signora Maria e soprattutto non potrà mai ripagare delle atroci sofferenze che deve aver provato nei suoi ultimi istanti di vita, quando si è svegliata avvolta in un sacco di plastica, intrappolata in una cella frigorifera. Anche il legale della famiglia Arroyo, Scott Schutzman, non ha potuto nascondere l'orrore che in lui suscita questa storia: "È un caso che mi tiene sveglio la notte" ha dichiarato l'avvocato.