Come riportato dal settimanale Internazionale nella sua versione on line, l'arcivescovo Silvano Tomasi, rappresentante della Santa Sede a Ginevra, è stato sottoposto oggi a una nuova audizione da parte della Commissione contro la tortura dell'ONU. L'interrogazione nasce da una accusa di tortura mossa contro il Vaticano di alcune vittime di abusi sessuali da parte di religiosi. È la seconda occasione in cui rappresentanti della Santa Sede vengono sentiti da una Commissione ONU.

Già nel febbraio 2014, il comitato delle Nazioni Unite sui diritti dell'infanzia aveva pubblicato un rapporto in cui si rimproverava il Vaticano di non avere riconosciuto o comunque di avere sottovalutato la portata dei crimini commessi dai sacerdoti e di non avere preso i provvedimenti necessari per affrontare simili casi di abusi commessi all'interno della chiesa.

Inoltre la Commissione sui diritti dei minori aveva chiesto al Vaticano di rimuovere dal loro incarico i preti accusati o colpevoli di avere commesso abusi ai danni di bambini.

Come si legge su Internazionale, quindi quest'oggi l'ONU ha accusato la Santa Sede di non rispettare la Convenzione contro la tortura, ma l'arcivescovo Tomasi ha ribattuto sostenendo che la convenzione, firmata solo nel 2002, sia valida esclusivamente entro i confini della Città del Vaticano. La Santa Sede è anche sotto accusa dal momento in cui il 4 dicembre 2013 si è rifiutata di trasmettere a una commissione delle Nazioni Unite le informazioni circa un'indagine interna sugli abusi sessuali commessi da parte di membri del clero.

Pare insomma che nemmeno sotto il pontificato di Papa Francesco, il Vaticano riesca a liberarsi di alcune tradizionali resistenze verso il fare chiarezza e prendere una posizione ferma e netta riguardo certi gravissimi e preoccupanti fenomeni.