Nonostante continuino ad imperversare lanci di lacrimogeni e dure azioni repressive della polizia per le strade di Hong Kong, i manifestanti continuano la loro protesta occupando le strade della città cinese per protestare contro il governo di Pechino e il suo principale rappresentante Lung. Questo nonostante i duri scontri che hanno caratterizzato il week end dei manifestanti che hanno preso possesso di alcuni luoghi strategici della città con la ferma intenzione di creare il caos e bloccare i pendolari diretti verso i luoghi di lavoro, obbligando molte aziende a chiudere i battenti.

Per provare ad allentare la tensione, durante la notte il capo dell'esecutivo Leung Chun-Ying ha di fatto annunciato il ritiro immediato degli agenti anti sommossa dalle strade a patto che i manifestanti abbandonino la protesta; parallelamente ha tenuto a smentire la voce circolata sui principali social network secondo cui l'esecutivo avrebbe chiesto aiuto all'Esercito di Liberazione del Popolo. Inoltre Pechino ha provato a stemperare ulteriormente le tensioni, rilasciando Joshua Wong, il diciassettenne leader degli studenti che ha trascorso due giorni in prigione.

Questa voglia di "abbassare le armi" e cercare un dialogo però pare esser rimasta indifferente ai leader di Occupy Central che non sembrano intenzionati a mollare chiedendo nuovamente le dimissioni di Leung contestualmente alla modifica, da parte del governo di Pechino, della decisione di voler mantenere il controllo sulle elezioni del 2017 da alcuni supervisori (circa 1400) composti da fedeli dello stesso Leung chiamati a verificare l'attendibilià dei prossimi chief executive.

Un'altra cosa che ha fatto infuriare quelli di Occupy Central è stato il tentativo di bloccare internet e in special modo i social network attraverso i quali i manifestanti riescono a tenersi in contatto e in costante aggiornamento sulle manifestazioni.

Nonostante quindi la ferma intenzione del governo di ripristinare l'ordine in vista della festa nazionale del primo ottobre, i manifestanti non vogliono fare un passo indietro, ricevendo invece adesioni anche da altri corpi, come quello degli insegnanti che per oggi ha indetto uno sciopero generale, e creando un imponente movimento di protesta che non sembra potersi arrestare davanti ad un lacrimogeno o a qualche promessa.