Lo chiamavano "il prete buono di Brancaccio". Aveva sconvolto un mondo sovvertendo le regole di Cosa Nostra, aveva fatto del messaggio evangelico il suo pane quotidiano, aveva riportato la luce, intrisa di valori, nell'animo buio di tanti giovani. Aveva coraggio Don Pino Puglisi, aveva "il coraggio della speranza".

Le sue parole una testimonianza di vita.

"Ognuno di noi sente dentro di sé un'inclinazione, un carisma. Un progetto che rende ogni uomo unico e irripetibile. Questa chiamata, questa vocazione è il segno dello Spirito Santo in noi.

Solo ascoltare questa voce può dare senso alla nostra vita."

"L'amore per Dio purifica e libera. Ciò non vuol dire che veniamo spersonalizzati, ma, anzi, la nostra personalità viene esaltata e potenziata, cioè viene data una nuova potenzialità alle nostre facoltà naturali, alla nostra intelligenza. Viene data una luce nuova alla nostra volontà."

"Il primo dovere a Brancaccio è rimboccarsi le maniche. E i primi obiettivi sono i bambini e gli adolescenti: con loro siamo ancora in tempo, l'azione pedagogica può essere efficace..."

"E' importante parlare di mafia, soprattutto nelle scuole, per combattere contro la mentalità mafiosa, che è poi qualunque ideologia disposta a svendere le dignità dell'uomo per soldi.

Non ci si fermi, però, ai cortei, alle denunce, alle proteste. Tutte queste iniziative hanno valore, ma se ci si ferma a questo livello, sono soltanto parole. E le parole devono essere confermate dai fatti".

"Non ho paura delle parole dei violenti, ma del silenzio degli onesti."

"E se ognuno fa qualcosa, allora si può fare molto..."

"E' difficilissimo morire per un amico, ma morire per dei nemici è ancora più difficile.

Cristo, però, è morto per noi quando eravamo ancora suoi nemici. Dio ci rimane sempre accanto, è la costanza dell'amore fino all'estremo limite, anzi, senza limiti. Ecco il motivo della nostra gioia."

"Venti, sessanta, cento anni... la vita. A che serve se sbagliamo direzione? Ciò che importa è incontrare Cristo, vivere come lui, annunciare il suo amore che salva; portare speranza e non dimenticare che tutti, ciascuno al proprio posto, anche pagando di persona, siamo i costruttori di un mondo nuovo."

"Voi avete famiglia.

Io non ho nessuno. Non ho né moglie, né figli e anche se mi ammazzano non mi interessa".

Era il 15 settembre del 1993, il giorno del suo 56° compleanno: i sicari lo attendevano davanti al portone di casa, al civico 5 di Piazzale Anita Garibaldi. Un colpo alla nuca per mettere a tacere quella voce che gridava nel deserto dell'omertà, della criminalità e del sangue . "Me l'aspettavo": queste le ultime parole di Don Puglisi. Ma quella voce tuona ancora. Come prima o, forse, più di prima.