Massimo Bossetti, muratore di 44 anni, si trova in carcere dal 16 giugno con l'accusa di omicidio. Il corpo di Yara, ferito con un coltello, è stato ritrovato tre mesi dopo l'accaduto in un campo a Chignolo d'Isola, a Bergamo, precisamente il 26 febbraio 2011. I suoi vestiti erano stracciati, tagliati con la stessa arma che l'aveva uccisa. Un nuovo indizio incastra ulteriormente Bossetti: 3 giorni prima dell'omicidio della piccola Yara, aveva comprato un coltello, che non è mai stato ritrovato. Ciò è accertato dall'analisi dei movimenti della carta di credito dell'uomo e dalla testimonianza del proprietario del negozio dove Bossetti lo acquistò.

La lama in titanio del taglierino coincide con quella dell'arma del delitto. Ad averlo incastrato già altre prove: la polvere di calce ritrovata sul corpo della ragazza e sopra i suoi vestiti, polvere che si era conservata grazie alla funzione protettiva del suo giubbotto, è stata comparata con quella di alcuni materiali presenti nel cantiere di Mapello, in cui Bossetti aveva lavorato i giorni precedenti all'omicidio. Il confronto risultò positivo. Come hanno testimoniato i suoi colleghi, l'uomo, la mattina del 26 novembre ( il giorno della morte di Yara), si era recato a lavoro ma era andato via prima. Riscontri tecnico-scientifici hanno appurato che passò l'intera giornata a Brembate. Alle ore 17.45 il suo cellulare aveva agganciato la cella di via Natta di Mapello, la stessa agganciata poco dopo dal cellulare della giovane.

Nei giorni precedenti al delitto i due cellulari hanno agganciato le stesse celle e questo dimostra che l'uomo spiava la ragazzina per capirne meglio i movimenti.

L'uomo si proclama ancora innocente. Spiega di aver avuto paura e di essere scappato quando ha visto arrivare i Carabinieri ad arrestarlo, non perchè colpevole dell'omicidio, ma per timore "di essere portato via come uno spacciatore di droga".

Mentre i legali di Bossetti avanzano la richiesta di scarcerazione (la prossima udienza sarà il 14 ottobre), il padre della giovane smentisce che l'uccisione di sua figlia sia collegata a una vendetta nei suoi confronti. I genitori gridano giustizia e dicono: "Basta bugie".