Maria Teresa Romero, il primo caso di ebola europeo, si sarebbe infettata mentre si toglieva la tuta protettiva dopo aver assistito il missionario Manuel Garcia Viejo. La donna ha avuto due contatti con quest'ultimo. Per cambiarlo e dopo il decesso, per pulire la stanza. L'infermiera si è probabilmente infettata sfregandosi il viso con il guanto, ha dichiarato durante un'intervista telefonica al El Pais.

Il problema ora è quello di scoprire se nell'interregno, ossia da quando ha lasciato l'ospedale, il 30 settembre, al giorno del ricovero, il 6 ottobre, possa aver contagiato qualcuno.

Lei dice di essere rimasta a casa per la maggior parte del tempo e per contrarre il virus occorrerebbe un'esposizione prolungata. Diversa sarebbe la questione del contagio con un malato all'ultimo stadio.

Altre 4 persone sono ricoverate in isolamento all'ospedale Carlo III di Madrid: oltre il marito dell'infermiera, vi sono la dottoressa che ha assistito la Romero prima del ricovero e i tre infermieri che l'hanno trasportata in ambulanza. Negativo ai test il turista di origini nigeriane, giunto in Spagna con un volo internazionale proveniente dall'Africa.

Le responsabilità del governo spagnolo

Il governo spagnolo ha ammesso che nel sistema di sicurezza sanitaria vi sia stata una falla e, dopo aver ordinato la soppressione del cane dell'infermiera senza indagini, né analisi che potevano essere utili per aggiungere un tassello agli studi sulla trasmissione del virus tra vettori diversi da quello umano, sta cercando di rintracciare le persone che possono essere entrate in contatto con la donna.

Mentre il ministro della Salute Ana Mato, ha affermato che non vi sono stati riscontrati altri casi di ebola nel Paese, la Procura di Madrid ha aperto un'inchiesta per indagare su eventuali responsabilità penali nel primo caso di contagio europeo. Le ipotesi fatte, ancora da verificare, sono quelle di una possibile falla nei procedimenti di manipolazione del cadavere del missionario e nello smaltimento dei materiali medici.

L'allarme dei medici spagnoli: non siamo preparati

Continua la protesta dei medici dell'ospedale Carlo III di Madrid che chiedono le dimissioni del ministro della Salute. I medici hanno dichiarato, durante la manifestazione di martedì, di non essere preparati per affrontare il virus. Nessuno ha spiegato loro come indossare la tuta protettiva, né come trattare un eventuale paziente contagiato.

La denuncia proviene da un medico specialista in terapie intensive con un'esperienza nel campo trentennale: Santiago Yus. Il medico ha affermato che la formazione che l'ospedale e le autorità competenti fornisce al personale sanitario è pressoché nulla e che vi potrebbero essere altri casi proprio nella struttura e dove si è contagiata l'infermiera. È ormai evidente che anche il più piccolo errore potrebbe essere fatale.