I contagi sono arrivati a 8.399 e i decessi a 4.033, a fronte di questo il 16 ottobre si terrà a Bruxelles un summit per stabilire quale strategia adottare per arginare il contagio. Il summit è stato annunciato da Beatrice Lorenzin e le discussioni previste all'interno di esso comprenderanno un rafforzamento del sistema di sicurezza negli aeroporti, ovvero, un check per i passeggeri che partono dall'Africa occidentale fin'anche l'identificazione e il controllo dei passeggeri che fanno scalo in Europa con voli non diretti. Il vicepresidente della Lombardia, Mario Mantovani, denuncia che l'aeroporto di Linate non possiede un filtro sanitario adeguato alle norme di legge.

Viene chiesto inoltre di intervenire sul sistema sanitario anche in vista dell'Expo. All'esame al summit Europeo anche l'ipotesi di invio di militari a coordinare le operazioni di evacuazione di europei in Africa e ancora di appoggiare le strutture sanitarie sul luogo. Intanto in Africa, il ministero dello Sport del Marocco ha chiesto il rinvio della Coppa d'Africa di football che si sarebbe dovuta svolgere dal 17 gennaio all'8 febbraio 2015. Il rinvio della gara, spiega il ministero, è per evitare il contatto tra Paesi colpiti dal virus.

I paesi nei quali si registra un maggior numero di vittime sono: la Liberia con 2.316 decessi, Sierra Leone e Guinea. Negli Stati Uniti è morto il paziente zero Thomas Eric Duncan.

David Nabarro, inviato dell'ONU, nel corso dell'Assemblea Generale ha espresso grande preoccupazione per la diffusione del virus. L'uomo afferma che il contagio non avviene solo in una zona predefinita, ma a causa dei fluidi corporei che rimangono infetti nei cadaveri, la propagazione dell'ebola avviene ad ampio raggio, ed è un pericolo per la nazione intera.

Gli Stati Uniti in materia di soccorso militare, sono stati i primi ad inviare aiuti in Liberia con l'atterraggio di cento marines che affiancheranno gli altri 200 soldati già presenti sul posto. David Rodriguez, generale, oltre che responsabile di questa operazione spiega che soltanto tre o quattro militari entreranno in contatto diretto con gli ammalati: i militari in questione sono stati addestrati appositamente per il compito a loro assegnatogli. I militari statunitensi pare che rimarranno sul territorio un anno.