La notizia è stata diffusa da Rami Abdel Rahman, direttore dell'Osservatorio siriano per i diritti umani: una giovane donna combattente per i diritti della minoranza curda in Siria, madre di due figlie, si è fatta saltare in aria vicino a una postazione dei miliziani dello Stato Islamico per non diventare loro ostaggio, uccidendo diversi jihadisti in numero imprecisato. Il fatto è accaduto a est di Kobane, la città siriana al confine con la Turchia da settimane assediata da i jihadisti dell'Isis. Si combatte per le strade, tra le case, i miliziani curdi si sono spostati infatti verso il centro, pronti a difenderlo a ogni costo, la maggior parte dei residenti della terza città siriana è in fuga da Kobane cercando rifugio in Turchia.

I seguaci di Abu Bakr al Baghdadi, secondo quanto riferisce l'emittente televisiva al Jazeera sarebbero vicini alla presa della città, smentita però dall'agenzia Firat, citando il comando delle milizie curde del Pkk: "La sconfitta e l'estinzione dell'Is comincerà a Kobane. Ogni singola strada e casa di Kobane sarà una tomba per l'Is". E' in questo scenario caotico di guerra, violenza, difesa dei propri luoghi e diretti che oggi è avvenuto il sacrificio umano della giovane curda, identificata sui social network con il nome di Arin Mirkan. E' la prima donna curda che compie un attentato suicida contro l'Is, ma non la prima donna kamikaze curda in assoluto, in precedenza ci sono state azioni simili contro i turchi.

E solo il 3 ottobre scorso, sempre nei pressi di Kobane, Ceylan Ozalp, 19enne curda del gruppo Ypg, si era invece uccisa piuttosto di finire prigioniera di Isis quando aveva esaurito le munizioni. I combattenti curdi intanto da giorni lanciano l'allarme e chiedono aiuto alla coalizione internazionale anti Is: "I raid non sono sufficienti a battere i terroristi sul terreno.

Ci servono armi e munizioni". Anche sul versante iracheno, malgrado i raid aerei, continua l'avanzata sul terreno dei miliziani Isis, che dopo la decapitazione del tassista inglese Alan Henning e la sfida lanciata da uno jihadista a volto scoperto direttamente al premier britannico David Cameron, hanno minacciato di morte l'ostaggio americano Peter Kassig.