Una protesta contro i tassi decisi o imposti dalle banche, contro l'usura e la disattenzione della legge e della magistratura. Un imprenditore lucano di cinquant'anni, Michele Satriani ha deciso di non mangiare più e quindi di fare un vero e proprio sciopero della fame, perché gli istituti di credito si comportano come usurai. La ribellione è stata messa in campo questa mattina davanti alla sede del Palazzo di Giustizia di Potenza nella speranza che il sistema possa iniziare a pensare di cambiare le cose e che il Governo Renzi possa dare il via ai controlli verso le operazioni delle banche.
Lo sciopero è rivolto anche alla disattenzione della legge in materia di usura bancaria da parte dell'ordinamento giuridico nei vari Tribunali d'Italia e chiaramente anche a livello locale. L'imprenditore è stato messo in ginocchio dalle banche a causa di tassi altissimi e mutui non concessi per un'azienda che vantava alta innovazione e buona qualità in Basilicata.
La storia di Satriano inizia nel 1990, quando ha fondato una società nel campo delle telecomunicazioni di nome Socitel. Nel passato, l'azienda ha avuto la fortunata capacità di ottenere molti contratti e di espandersi sul mercato. Poi è entrata nel tunnel quando è inciampata nel sistema delle banche a causa di una richiesta di mutuo nel 1996.
L'organismo dei tassi d'interesse e dei mutui, hanno portato la società nel 2007 al fallimento in quanto, a detta dell'imprenditore, l'azienda ha subito in modo passivo l'estorsione dei falsi calcoli degli interessi.
Oggi, Michele Satriani chiede, attraverso lo sciopero della fame cominciato questa mattina, la verifica dei tassi in particolar modo rispetto alla legge 108 del 1996, che riguarda il confine tra lecito e usura.
Inoltre, la sua iniziativa si rivolge direttamente alla magistratura che dovrebbe essere più attenta ai casi simili al suo. Secondo Satriani, i giudici dovrebbero verificare tutti i conti correnti per salvare altri imprenditori che oggi combattono per non far fallire la propria impresa.