Serena Bowes, biondina ventunenne studentessa d'arte, a maggio di quest'anno era in viaggio in Italia per studio. Soggiornava in un collegio di Firenze quando una sera dopo essersi recata in un locale ha denunciato un'aggressione: sosteneva di essere stata stuprata da uno sconosciuto incontrato nel locale stesso. La ragazza dopo la denuncia torna a Walker nel Newcastle dove vive con la famiglia e continua a frequentare la Sacred Heart Catholic High School: in Italia ha dei legali che la rappresentano durante il processo, mentre la giustizia italiana sostiene che abbia denunciato il falso.

Se fosse così per lei si potrebbe prospettare l'estrazione con condanna fino a 12 anni di carcere.

All'epoca dei fatti la ragazza raccontò che era nel locale notturno dove aveva conosciuto un uomo. Con lui stava andando verso la zona VIP ma a quel punto l'uomo l'avrebbe spinta nel bagno nel quale la giovane donna sarebbe stata aggredita. Prontamente scattò la denuncia e successivamente Serena si recò in ospedale dove però durante la visita la violenza non venne confermata. Le autorità dopo aver cominciato le indagini riuscirono ad ottenere i filmati registrati dalle videocamere all'interno del locale di via Vigna Vecchia a Firenze, proprio nella notte fra il 15 e il 16 maggio 2014. Quello che videro nelle registrazioni era completamente diverso da quanto affermato dalla Bowes: effettivamente si vede la coppia uscire dal bagno ma la Bowes ha atteggiamenti inequivocabili che non corrispondono alle reazioni che ha una donna che abbia subito un'aggressione.

Come riportato dall'Ansa, l'atteggiamento non è compatibile con lo stupro.

Ora dunque la causa va avanti e nel caso in cui fosse ritenuta colpevole di aver simulato il reato ne sarebbe chiesta l'estradizione, con una condanna che oscilla fra i 4 e i 12 anni di carcere. Mentre Serena Bowes è sconvolta perché è stata accusata di aver inventato tutto e dice che non tornerà mai più a Firenze, sua madre Adele è disperata soprattutto per non essere ancora riuscita a trovare un sostegno legale adeguato alle loro esigenze neanche tramite i deputati e i parlamentari locali.