Nella giornata mondiale dei diritti umani, che cade nell'anniversario della Dichiarazione Universale dei diritti dell'uomo firmata dai membri delle Nazioni Unite a Parigi il 10 dicembre 1948, Amnesty International ha consegnato alla vice presidente del Senato, Linda Lanzillotta, oltre 16 mila firme raccolte nell'ambito della campagna "Stop alla tortura" per chiedere l'introduzione del reato di tortura nell'ordinamento giuridico italiano.

LA LEGGE CONTRO LA TORTURA IN ITALIA

Nonostante l'Italia sia tra le nazioni firmatarie della Convenzione delle Nazioni Unite contro la tortura del 1984, il nostro paese non ha ancora approvato una legge che vieti la pratica della tortura.

Ci sono voluti 25 anni di tentativi per arrivare, il 5 maggio scorso, ad un disegno di legge per l'introduzione del reato di tortura nel codice penale, ma da allora l'iter della legge si è nuovamente bloccato. Per chiedere di far ripartire il disegno di legge, diverse associazioni, tra cui la stessa Amnesty International, Antigone, Arci, Cild e Cittadinanzattiva, si sono oggi mobilitate promuovendo un minuto di silenzio alla Camera dei Deputati. Le associazioni promotrici dell'iniziativa chiedono, inoltre, che il testo approvato il 5 maggio sia migliorato, soprattutto nella parte in cui prevede la non perseguibilità delle condotte omissive.

Non è stato sufficiente, a far approvare la legge contro la tortura, neanche il clamore suscitato dall'assoluzione degli imputati per la morte di Stefano Cucchi, un caso nel quale è risultata evidente l'assenza di una norma specifica nel nostro ordinamento.

Norma che sarebbe tornata utile, purtroppo, anche in tanti altri fatti di cronaca degli ultimi anni, dalle violenze del G8 di Genova, ai casi di Federico Aldrovandi, di Riccardo Magherini, di Franco Mastrogiovanni ed altri.

IL CASO DELLE TORTURE DELLA CIA

L'iniziativa di Amnesty International, con iniziative in tutto il mondo, è ancor più significativa in quanto cade il giorno dopo la pubblicazione del rapporto, redatto dall'apposita Commissione del Senato degli Stati Uniti, sulle tecniche di interrogatorio utilizzate dalla Cia e catalogate come "torture".

Una pubblicazione che ha sollevato polemiche in merito all'opportunità del gesto voluto dal presidente Barack Obama, come se esistesse un momento più adatto di un altro per denunciare la violazione dell'articolo 5 della Dichiarazione Universale dei diritti dell'uomo secondo la quale "nessun individuo potrà essere sottoposto a tortura o a trattamenti o punizioni crudeli, disumani e degradanti".