Il caso presentato davanti al Tribunale di Caltanissetta e riportato su Il Sole 24 ore del 26 febbraio è emblematico dei conflitti e delle acrimonie che sorgono in seguito a separazioni e divorzi. I coniugi, separatisi con consensuale, avevano deciso insieme che il padre, ogni mese, versasse al figlio maggiorenne un assegno di mantenimento di Euro 500,00. Il figlio si era, poi, trasferito in un'altra regione per proseguire gli studi universitari e incassava regolarmente quanto il padre gli riconosceva. In seguito alla fine degli studi, il figlio era tornato a vivere con la madre che a questo punto ha chiesto all'ex marito che l'assegno di mantenimento del figlio le fosse riconosciuto direttamente, in quanto a suo dire il ritorno del figlio a casa con lei aveva creato un aggravio delle sue condizioni economiche.

L'ex marito ed il figlio, allora, sono ricorsi in Tribunale contro la madre in quanto, entrambi, non volevano cambiare lo status quo. Il Tribunale, con sentenza emessa a febbraio 2015 in ossequio ad una robusta giurisprudenza che si è sviluppata in merito, ha dato ragione al figlio ed all'ex marito, riconoscendo che sia il titolare legittimo del credito resta il figlio maggiorenne, sia che, come prevedono le varie leggi succedutesi sul tema, la somma decisa dal giudice (di norma per i figli maggiorenni è previsto un mantenimento quando essi non sono autonomi da un punto di vista economico) va versata direttamente all'avente diritto.

In deroga a quanto prevede la legge, se non disposto diversamente dal giudice, il genitore può concorrere nell'assegnazione diretta dell'assegno di mantenimento se il figlio risulti inerte, cioè se non richiede o non riscuote l'assegno previsto per lui.

Il caso di Caltanissetta non rientrava in questa ultima fattispecie e, pertanto, la madre si è vista respingere la richiesta di incassare direttamente l'assegno di mantenimento. Le separazioni e i divorzi in Italia hanno subito una lieve flessione negli ultimi 5 anni, nel 2012 sono state 88.200. Di queste 51.000 sono evolute in richieste di divorzio. I divorzi consensuali, dove cioè c'è l'accordo preventivo tra ex moglie ed ex marito, rappresentano il 77,4% dei casi.