La sentenza di terzo grado sul caso Meredith Kercher arriverà a fine mese, tra 10 giorni e per Raffaele Sollecito l'eventuale annullamento della condanna da parte della Corte di Cassazione rappresenta né più né meno l'ultima spiaggia. In un'intervista concessa a Sky TG24, Sollecito ha ribadito la propria innocenza confutando punto per punto gli indizi addotti dai pm come prove inconfutabili della fondatezza delle tesi accusatorie. Si è difeso Sollecito di fronte alle telecamere, precisando di essere sereno al cospetto della giustizia, pur nella consapevolezza della "grossolanità degli errori" a suo avviso commessi dai magistrati nel corso dei processi sull'omicidio di Meredith Kercher.

Nella sentenza emessa sette anni e mezzo fa dal tribunale di Firenze, Raffaele Sollecito ha sottolineato polemicamente il presunto corresponsabile del delitto ai danni della giovane studentessa inglese, "un'orma di una scarpa che poi si è scoperto appartenere a Rudi Guede, diventa all'improvviso di Amanda Knox". Spetterà alla Cassazione, chiamata a decidere sulla legittimità della precedente pronuncia giudiziaria, il delicato compito di mettere la parola fine ad una lunga e tormentata vicenda giudiziaria o di riaprire i giochi annullando il verdetto dell'appello emesso nel gennaio del 2014 dai magistrati fiorentini.

Rispetto al contestato allontanamento da casa di Amanda Knox nella sera dell'omicidio, Raffaele Sollecito ha poi sostenuto ancora una volta l'assenza di memoria su alcuni momenti della giornata, essendo passato molto tempo dall'epoca dei fatti oggetto del giudizio: "Oggi i miei ricordi sono quelli, non so se lei si fosse assentata".

La pena inflitta dai giudici di secondo grado è stata stabilita nella misura di 28 anni e sei mesi per Amanda Knox, 25 a carico di Raffaele Sollecito nei confronti del quale vige anche il divieto di espatrio. Dei due imputati, soltanto uno però rischia di tornare in carcere, considerato che la giovane statunitense accusata dell'omicidio di Meredith Kercher ha deciso a suo tempo di tornare definitivamente in patria sottraendosi di fatto ai processi in Italia.